Rammento quelle voci dellâestate, erano solite tenere compagnia ad un bambino che a volte doveva giocare da solo. No, non sto parlando di fantasmi o spiriti, ma di veri esseri umani che trascorrevano le loro giornate e la loro terza etĂ al bar.
Che tu sia o meno un bambino, quando unâestate mediterranea batte sulla tua terrazza bianca, dopo un poâ probabilmente ti verrĂ voglia di dormire. A meno che non ci sia qualcosa o qualcuno a tenerti sveglio.
Nel mio caso, gli anziani seduti da mattina a sera al bar vicino (ah, sĂŹ, erano soliti pranzare e fare un pisolino ovviamente) sono stati il leitmotiv costante delle mie estati dâinfanzia. Potevi sentirli ridere, urlare, gridare, imprecare mentre giocavano a carte. Per me non avevano un nome, non avevano neppure una faccia; anche se ogni giorno andavo nel bar a giocare ai videogiochi, non riuscivo a distinguerli, nĂŠ avrei potuto chiamarli per nome. Erano lĂŹ, comunque, sempre seduti fuori. La loro presenza è stata rassicurante in un certo senso, poichĂŠ erano i custodi delle tradizioni per noi bambini. Raramente ci parlavano, ma ci chiedevano di stare zitti quando passava un funerale lungo la strada. Il gestore del locale abbassava la saracinesca in segno di rispetto verso i defunti e quegli anziani garantivano che noi bambini fossimo altrettanto rispettosi.
Molto probabilmente alcuni altri bambini hanno giĂ reso lo stesso omaggio verso di loro, poichĂŠ sono trascorsi circa trentâanni da quei giorni. Tuttavia, gli anziani sono ancora seduti al bar. Individui diversi, naturalmente. Argomenti diversi e modi diversi di trascorrere il tempo. Diverso concetto di caffetteria, proprietari diversi, diverso stile di gestione. Ciò nonostante, lâabitudine di sedersi al bar, fuori anche quando non è cosĂŹ caldo⌠Questa abitudine non è mai cambiata. E non ci sono solo anziani.
In Italia, lo chiami âbarâ, in altri paesi potrebbe avere un nome diverso, ma lâidea è la stessa. Durante i miei viaggi, ho notato che molte culture condividono questo modo di riunire le persone. SĂŹ, potresti pensare, è come un pub o un lounge bar. Ovunque ci sono posti con la stessa funzione. Non sono la stessa cosa, secondo me. Un pub è piĂš un posto pomeridiano, mentre il tipo di caffè di cui sto parlando è solitamente aperto sin dalle prime ore del mattino. Inoltre, un caffè è meno orientato agli alcolici, rispetto a un pub. Ma questi sono solo piccoli dettagli, me ne rendo conto. Ce ne sono molti altri, ma nessuna di queste differenze può separare completamente i due concetti. Solo prendendo il pacchetto completo puoi avere unâidea di cosa sia un âveroâ caffè.
Se vuoi davvero una caratteristica distintiva facile, userò quella che ho giĂ sottolineato: la possibilitĂ di sedersi fuori. Puoi obiettare ora che non tutti i luoghi sono abbastanza caldi per consentire alle persone di trascorrere del tempo allâaperto per molti mesi allâanno. E per questo motivo, in questi paesi, è piĂš comune riunirsi al chiuso, tranne forse dâestate. Ă corretto, ma lâaffermazione opposta sarebbe invece sbagliata. Questa cultura allâaperto non appartiene a tutte le terre con un clima temperato. Ad esempio, ho molta familiaritĂ con lâEstremo Oriente e ho notato che, anche nelle zone con temperature miti, non si vedono spesso caffè o ristoranti che offrono posti a sedere e tavoli allâaperto ai clienti.
à una peculiarità culturale che dipende da parecchi fattori diversi, ma puoi trovarla replicata in molte aree del mondo, non solo in Italia. In questo articolo mostrerò foto scattate in vari paesi: Malta, Spagna, Marocco, Malesia, Vietnam, Nord Macedonia, Turchia; luoghi diversi, con diverse contaminazioni culturali e storia complicata. Ma tutti I relativi popoli hanno in comune questa usanza. E sono abbastanza sicuro che ce ne siano tanti altri.
Ă cosĂŹ diverso sedersi fuori invece che dentro? Lo è. Quando entri in un ambiente delimitato, inconsciamente metti una barriera tra te e il mondo. Allâinterno puoi trascorrere del tempo con gli amici, puoi anche fare conoscenza con altri clienti abituali, se anche tu lo sei. Ma smetti di osservare la vastitĂ della vita, lasci un solo punto di accesso al tuo mondo vicino: le porte da cui sei appena entrato.
Prenderò ad esempio il padre di un mio amico. Quando ero piÚ giovane, lo vedevo spesso seduto fuori al bar, la domenica mattina, mentre leggeva il giornale e sorseggiava una bevanda calda. Era spesso solo. PerchÊ un uomo con una bella famiglia, un lavoro appagante e un piacevole giardino dovrebbe trascorrere del tempo in un luogo pubblico in solitudine? Non potrebbe semplicemente leggere il suo giornale e bere il suo caffè a casa? Tuttavia, lo vedevi spendere tempo e denaro in un ambiente meno confortevole. PerchÊ?
Quando ti siedi fuori, sei pronto ad abbracciare il mondo intero: amici, conoscenti, altri passanti. Sei il testimone di una vita che è sempre in movimento, unâesistenza che sta cambiando insieme a te. Puoi vedere unâesibizione completa della vita senza muoverti, come uno spettatore privilegiato che assiste allâintera parata, dal bambino nel passeggino al carro funebre. Ă un riepilogo e un promemoria al tempo stesso. E il biglietto per lo spettacolo è abbastanza economico, a volte costa solo poche monete.
Alcune persone possono trascorrere molte ore al giorno nello stesso bar, puoi incontrarle ogni volta che ci passi davanti, come se fosse il loro ufficio. Parlano con gli amici o con gente a caso, ma puoi facilmente indovinare dove trovarli, probabilmente seduti sempre sulla stessa sedia. Altre persone sono piÚ introverse e ci vanno solo di tanto in tanto, ma di solito scelgono lo stesso locale per un drink veloce o lento. Sono principalmente anziani, ma non è impossibile trovare giovani assidui in questo tipo di caffè.
In questi paesi, il âveroâ caffè cessa di essere un luogo dove consumare una bevanda o mangiare snack e dessert: diventa un simbolo del flusso della vita. Ă il punto in cui le notizie locali vengono ordinate e smistate, tu le fornisci e le acquisisci. Questa funzione è stata rappresentata piĂš volte in alcune famose canzoni italiane degli anni Novanta. E questo pensiero mi tira fuori una dichiarazione audace:
il caffè autentico è aperto quando è chiuso.
Forse non di notte, ma se fanno una pausa pranzo, di solito non rimettono le sedie dentro. Nessuno le ruberebbe, comunque. I clienti abituali continueranno a sedersi su di esse, accogliendo il personale al momento della riapertura pomeridiana.
Non so se avrò la possibilità di invecchiare, ma se un giorno riuscirò ad incanutire, so che sarò felice di osservare da un caffè i giovani che afferrano il mondo. Terrò loro il posto.
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