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Lo schema di Gab da Cavtat




A luglio 2021 ho trascorso qualche giorno a Cavtat, una località di mare vicino a Dubrovnik, in Croazia. Qui ho conosciuto il mio nuovo amico Gab, che è venuto a farmi visita quasi ogni giorno, di solito verso ora di pranzo. Gab va pazzo per qualsiasi cosa contenga formaggio. E siccome io ne avevo sempre un po' con me, ho potuto avere il piacere della sua compagnia. Abbiamo chiacchierato un po', a volte ci siamo anche addormentati in riva al mare. Qualche giorno fa Gab mi ha chiesto di poter scrivere un Guest Post sul mio sito web e io ho acconsentito molto volentieri. Ah, dimenticavo: Gab è un giovane gabbiano.

Cavtat dall'alto, tutti mi dicono che è bellissima. Per me è il paesaggio di tutti i giorni, ma sempre più spesso incontro ospiti estasiati. Mi dicono che l'hanno scorta già provenendo da una cosa che loro chiamano “aeroporto”. Eh, sì, anche gli umani in modo molto sgraziato hanno trovato il modo di volare. Ne incontro parecchi ultimamente, ma forse non sono nemmeno troppi. Altri gabbiani più anziani mi raccontano che negli anni passati ce n'erano molti di più. Ma io non ero nato, non lo posso sapere. Poi, addirittura, alcuni mi hanno raccontato che per un breve periodo gli umani si sono diradati moltissimo, rintanati chissà dove. Così, oltre il rigoglioso verde della parte interna e prima delle vivaci tonalità di blu del mare che lesto scoscende, sul tenue grigio delle spiagge petrose è di colpo sparita quella moltitudine di puntini variopinti, che oggi sempre mi attraggono nelle mie vedute aeree.

Cavtat: mare
Cavtat: mare

I miei amici gabbiani più grandi hanno poi provato a spiegarmi cos'era successo. Confesso di aver capito, ma non del tutto. Voglio dire, ho compreso la parte che per me significherebbe stare lontano dagli altri gabbiani. E fin lì va anche bene, ché di cielo ce n'è abbastanza per tutti. Ma ho una certa difficoltà a capire il concetto di confine. Cioè, per dire, mi hanno indicato che uno dei confini si trova su quella montagna laggiù. Non ho alcuna voglia di sbattermi a volare fino lì, però ho chiesto: “E dopo il confine sulla montagna cosa c'è?”
“Un altro po' di montagna.” Questa è stata la risposta.

Va be', ci rinuncio.

In avvicinamento a Cavtat

Dicevo, tra tutti questi puntini colorati di ritorno, un paio di settimane fa ho incontrato un tizio con un nome strano. Diceva di chiamarsi Stray Idler. Non mi è sembrato particolarmente sveglio, devo ammettere, ma aveva sempre con sé degli ottimi burek al formaggio, che io adoro. Certo, non è stato bravo come quegli umani che mi danno direttamente il formaggio, ma mi accontento. Mi sono così fermato più volte a pranzo con lui e ci ho scambiato quattro chiacchiere. Un tipo tranquillo, che alternava brevi bagni in acqua a lunghe esposizioni all'ombra. Infatti, diceva che la sua pelle è così sensibile che non può permettesi di mettersi al sole, se non per fare immersioni. Ed allora portava la maglietta persino in spiaggia ed era, per questo, più vistosamente colorato rispetto agli altri. È così che l'ho notato la prima volta. Ora che se n'è andato, mi mancano i suoi burek... Soprattutto mi manca sua moglie, che è poi quella che effettivamente mi passava da mangiare.

Gab e Stray Idler
Gab e Stray Idler

Gli ho chiesto come mai fosse venuto a Cavtat, come avesse scoperto questo posto. È stato molto sincero con me. Mi ha detto che già il mese precedente era passato in zona. Con l'aereo, sempre quel coso umano che imita il volo, era arrivato a Dubrovnik e da lì aveva visitato un po' tutta la Croazia. Mi hanno spiegato che i famosi “confini” delimitano un luogo con tale nome. E da lì aveva preso un catamarano (il modo rozzo che hanno gli umani di imitare gli anfibi) per andare fino a Split. Aveva fatto un bel giro. Era stato a Zadar, poi a vedere i laghi di Plitvice e infine era arrivato fino alla capitale, Zagabria. I laghi di Plitvice mi piacerebbe vederli, ma non so se avrò mai voglia di volare fino a lì. Invece la “capitale” è per me un'altra parola senza senso. Chissà se mai mi abituerò al linguaggio degli umani... In definitiva, proprio mentre andava a Dubrovnik, Stray Idler aveva notato Cavtat dal finestrino del bus e ne era rimasto colpito. Così tanto da tornarci? Non esattamente.

Dubrovnik
Dubrovnik

Ho mangiato un pezzo di burek, ho fatto una svolazzata in tondo e poi gli ho domandato: “Ma allora come mai sei tornato qui, soltanto un mese dopo?” Non so se riuscirò a spiegare la sua risposta, perché il mondo degli umani è un po' troppo complesso. Per dire, solo il mese scorso li ho visti esultare, a volte festeggiare, osservando altri umani che correvano dietro ad una palla. Mi hanno illustrato tante cose al riguardo, ma sono un gabbiano giovane e gli altri dicono che devo mangiare ancora tanta pastasciutta. Non la disdegno, ma preferisco il formaggio.

Split: vestibolo del Palazzo di Diocleziano
Split: vestibolo del Palazzo di Diocleziano

Insomma, il mio amico Stray Idler in realtà aveva puntato i Balcani qui vicino. Solo che poi si è accorto che per questioni troppo complicate tra umani... Confini, regole, limiti, quella roba loro... Per tutta una serie di motivi, che non aveva ben considerato all'inizio, il rientro gli sarebbe stato parecchio complicato. E avrebbe persino potuto avere problemi col datore di lavoro. Adesso cosa sia un datore di lavoro io non lo so, ma questo è quanto lui mi ha riferito. E quindi aveva ripiegato per una tranquilla vacanza balneare in un posto che aveva gradito fin dal primo sguardo, avendo già comprato un biglietto per salire su uno di quei cosi volanti.

Laghi di Plitvice
Laghi di Plitvice

Il giorno successivo, dopo un'altra bella mangiata offerta dal mio amico e un consecutivo sonnellino, mi sono incuriosito di nuovo. “Ma quanti giorni starai qui a Cavtat, Stray?”
S: “Un altro paio di giorni.”
G: “Poi torni a casa?”
S: “Sì, ma solo di passaggio.”
G: “E poi dove andrai?”br>

S: “Non lo so. Da qualche parte andrò.” mi ha detto, tenendo lo sguardo rivolto al mare.

Zagabria: Chiesa di San Marco
Zagabria: Chiesa di San Marco

Mi ha spiazzato, lo ammetto. Dapprima in positivo. Ho creduto che il mio amico fosse veramente una persona mentalmente libera, che riuscisse ad individuare giorno dopo giorno la corrente più propizia, che potesse reggere egregiamente il timone dei propri pensieri. Mi sbagliavo. Stray è in realtà un tipo titubante, quasi tormentato dalle decisioni da prendere, con la voglia di fuggire, ma poco coraggio per farlo.

Gab si riposa dopo aver pranzato

S: “Sai, sto valutando: mi piacerebbe andare a Cipro, l'unico paese dell'Unione Europea che non ho ancora visitato.”
G: “Ho sentito di Cipro, ma cos'è l'Unione Europea?”
S: “Lasciamo perdere... Poi ho scoperto che ci sono due posti piuttosto lontani, che però contano come Francia ed è possibile andarci: la Guadalupa e la Martinica.”
G: “Non ci sto capendo molto.”
S: “Forse nemmeno io, ma fidati: è come dico io.”
G: “Ok, e perché non ci vai?”

A quel punto Stray ha iniziato una noiosissima digressione sul periodo attuale, su tutte le regole e i rischi dei viaggi in posti vicini e lontani. Alcuni elementi già li conoscevo, ma l'ho lasciato parlare. In ogni caso, ho scoperto che a Cipro c'era un momento crescente di una cosa chiamata “epidemia” e che non sarebbe stato inverosimile per lui rimanere bloccato per via di una cosa che lui ha chiamato “tracciamento”. Invece, quei posti lontani che menzionava, erano anche più a rischio di una cosa che quelli chiamati francesi indicano come “confinement”, che per me suona ancora più strano di “confine”.

(Nota di Stray Idler: Guadalupa e Martinica hanno effettivamente messo in piedi ulteriori restrizioni circa una settimana dopo)

Cielo di Cavtat con aereo

G: “Tu sei italiano, Stray. Vero?”
S: “Sì, adesso hai imparato i vari paesi, Gab?”
G: “Qualcosa l'ho imparata il mese scorso, quando stavate tutti ammassati a vedere dei ragazzi dietro ad una palla. E ho imparato anche una cosa su di voi italiani.”
S: “Che cosa, Gab? Dimmi.”
G: “Sbaglio o siete considerati i maestri mondiali del gioco difensivo?”
S: “Be', è una visione un po' ingiallita e riduttiva del nostro gioco, ma in generale è vero.”
G: “E allora perché non fai ciò in cui dovresti essere bravo per cultura? Difenditi.”
S: “Cosa vuoi dire, Gab?”
G: “Voglio dire, che senso ha cercare di visitare tutti questi posti nuovi, se devi correre dei rischi troppo grandi? Alla fine non serve segnare tanti goal, ma solo subirne uno in meno dell'avversario.”
S: “Mi stai suggerendo di mettermi sulla difensiva, dovrei quindi starmene vicino casa o addirittura a casa?”
G: “Non intendevo questo, ma dimmi... Qui a Cavtat ti senti minacciato? Sei venuto qui e il tuo goal lo hai segnato. Adesso pensi di subirne? Temi di rimanere bloccato?”
S: “In effetti, non molto. L'unico posto dove mi hanno tracciato è stato l'aereo, al limite l'appartamento, dove però non incontro nessuno. Per il resto sarebbe abbastanza difficile risalire a me. Vero anche che ho avuto pochissimi contatti con chiunque. A parte te, Gab.”
G: “Va be', vedo che hai capito. Allora vedi di fare l'italiano: un altro goalletto e poi tutti dietro.” S: “Ci penserò, Gab. Ci penserò.”
G: “Sai, a me questa cosa di rimanere bloccato suona molto strana. Voglio dire, ho le ali e non le posso usare? Voi umani siete strani, avete i vostri metodi, lo accetto. Però... È tutto molto strano, ecco.”


S: “Funziona così, Gab. Questo è.”

Lokrum: anche i pavoni pazzi per gli Europei di calcio
Lokrum: anche i pavoni pazzi per gli Europei di calcio

Un paio di giorni dopo, Stray è salito di nuovo sul cilindro di ferro volante. Ed io ho ripreso a girare nel mio mondo privo di confini. Forse proprio perché non li ha, non sento tanto l'esigenza di esplorarlo.

In partenza da Cavtat

Ma poi dove sarà andato il mio amico? Non lo so, so soltanto che qualche giorno dopo mi è parso di sentire un lontano “po-popopo-popo-po”.



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