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Shock culturale? ...15 anni tardi




È l'estate del 2007. Negli ultimi due anni ho trovato un lavoro stabile, ma soprattutto ho trovato una compagna che si profila essere quella giusta. Sono mesi intensi, in cui mi inserisco nella pienezza della vita, quelli in cui un ragazzo inizia la sua trasformazione in giovane uomo. È anche l'anno in cui per la prima volta salgo da solo su un volo intercontinentale: destinazione Taiwan.

Taipei #1

Sono tante ore di volo, con un breve scalo a Bangkok. Chiacchiero un po' con il mio vicino di posto, lui si fermerà in Thailandia. Io proseguo. Saluto Bangkok e le sue luci dal finestrino dell'aeromobile, dandole nella mia mente appuntamento al più presto. Ma quel pensiero si cancella subito, perché è Taipei ad attendermi entro poche ore. All'aeroporto trovo una splendida ragazza ad attendermi. Indossa un vestito a motivo floreale. Mi saluta, mi sorride. E la prima cosa che fa è indicarmi che per uscire devo camminare verso destra, dove potrò superare le barriere e finalmente riabbracciarla. La versione di me stesso stanca ed insonnolita si ravviva improvvisamente: “Hey, Stray, sei a Taipei! Qui c'è la donna che ami.”

Nuova Taipei #1

Quella donna oggi è mia moglie. Parallelamente, però, inizia un'altra relazione affettiva: quella con Taiwan, dove sarei poi andato tutti gli anni. Proprio tutti? Va be', fino al 2019, of course.

Saliamo in macchina, a guidare è la madre della mia ragazza. La comunicazione è parecchio difficile, perché il mio mandarino è ancora molto limitato. L'italiano della mia compagna, oggi eccellente, è inesistente. E quindi parliamo in inglese. Così lei deve alternarsi tra due lingue, per rispondere a me e a sua madre, che l'inglese non lo parla. Avrei capito quanto è complicato solo un anno e mezzo dopo, quando lei si sarebbe trasferita in Italia.

Strada a Taiwan

Ma quel ragazzo italiano non parla più di tanto nel tragitto verso casa. È vero che soffre un po' la mancanza di sonno, ma è anche vero che sta registrando tutto ciò che vede intorno a lui: dall'autostrada e i veicoli che la popolano, alle insegne dei negozi ancora perlopiù indecifrabili, tranne quelle che riportano caratteri latini.

Tamsui #1

La prima sosta mi porta un regalo molto rappresentativo: il bubble milk-tea taiwanese, una bevanda a base di tè e latte, contenente perle di tapioca che si risucchiano con una cannuccia piuttosto larga. Lo assaggio, mando giù un paio di perle di tapioca e mi guardo intorno. Poi dico alla mia ragazza: “I like Taiwan.” Non ho la capacità di leggere nel pensiero, ma credo che lei abbia pensato: “Mi fa piacere, ma non è un po' troppo presto per dirlo?”

Sento spesso molti altri occidentali parlare di shock culturale, quando per la prima volta si recano in Estremo Oriente. Non serve nemmeno che si trasferiscano per un lungo periodo, a volte sono sufficienti pochi giorni per rimanere sorpresi, a volte intrappolati, dalle differenze culturali.

Tamsui #2

Non nego che queste differenze ci siano, ma credo di aver sempre preferito soffermarmi prima sulle analogie. Sarò sintetico: non ho subito alcuno shock culturale. E il mio iniziale “Taiwan mi piace” non era altro che una previsione forse ottimistica, ma comunque meditata.

Ed è così che anche a Taiwan riesco a trovare un po' d'Italia. Me ne accorgo quando leggo i miei amici taiwanesi celebrare il Capodanno Lunare con riunioni, trasferimenti e modalità che ricordano tanto il Natale di quando ero bambino. Cioè quando ancora lo festeggiavo, avendo i nonni come punto di ancoraggio verso parenti e amicizie più distanti.

Pasta taiwanese

Pesco un po' di lingua italiana quando mi accorgo che in mandarino i paragoni di età si fanno esattamente come in italiano, cioè indicando qualcuno come “più piccolo” o “più grande”. A differenza persino di molte più vicine lingue europee.

Percorso di montagna a Taiwan

Mi ritrovo a scambiare quattro chiacchiere ogni volta che affronto un percorso di montagna. In mandarino? In inglese? Nemmeno me ne accorgo più. È tutto così naturale, tanto come entrare in un convenience store e comprare un paio di onigiri come pranzo veloce. Tanto come recitare a memoria tutte le fermate della linea rossa della metro di Taipei, che inizia a Tamsui e finisce ad Anagnina. Ah, no, scusate: l'ho mischiata con la Linea A, sempre rossa, di Roma.

Metro di Taipei

La mia testa è a Taipei, il mio corpo a Roma. A volte succede il contrario. Mi vedo come un cittadino di due città, ma dentro di me si tratta di una sola. Sempre in contatto con amici e conoscenti nei vari angoli del mondo. Navigo all'interno della mia personale costruzione finché...

Finché non arriva il 2020.

Taipei #2

Traduzione: chiusura da una parte e dall'altra. Impossibilità di muoversi, se non dopo lunghi iter burocratici e paludosi isolamenti cautelativi. Ok, è successo così un po' dovunque. Lo comprendo. A Taiwan la vita scorre normalmente, di qua e di là si cammina a due marce diverse. Di vita, ma anche informative. Mi scrivono gli amici taiwanesi, sono sinceramente preoccupati, ma anche curiosi di come sia effettivamente la vita pandemica, che loro non hanno conosciuto.

Terme di Beitou - Taiwan

Poi arrivano i vaccini e il 2021. Si fiuta una possibilità di rinascita e di riavvicinamento. Ma anche Taiwan, a maggio 2021, affronta la sua prima fase pandemica. “Riuscirà a contenerla?” mi chiedo. Faccio il tifo per loro.

Ma è lì che qualcosa inizia a scricchiolare, è qui che inizio a sentirmi distante, smarrito. Il popolo taiwanese reagisce compatto: pur difronte a limitate restrizioni, le persone erigono una forte autoregolamentazione. La paura è molta, soverchiante, persino superiore a quella che in Europa abbiamo attraversato un anno prima, nonostante la loro maggiore preparazione e la disponibilità di informazioni aggiuntive. Ma non c'è solo questo, no. È evidente. Emerge una differente reattività, una diversa predisposizione culturale, una collettività che non riesco a comprendere fino in fondo. In circa tre mesi il virus (sebbene in una variante meno contagiosa di quelle ad oggi dominanti) viene confinato, tenuto a bada, quasi irriso.

Taipei #3

Taiwan ritorna tranquilla, ma sigillata. Apparentemente euforica, compiaciuta, ma internamente scossa e tremolante. Mi rendo conto che si è creata una frattura, che c'è una distanza psicologica che sarà difficilissimo colmare in tempi brevi.

Tamsui #2

Per Taiwan e i taiwanesi, che hanno scelto la via prudenziale: si tratta di una benedizione, ma anche di una condanna. La pena è quella di dover continuare a posporre una riapertura, anche ponderata. Quella di dover giocare all'attesa prolungata, senza indizi e programmazione apparente.

Per me, che dopo 15 anni inizio a sentirmi estraneo. Che mi rendo conto di quanto io e la mia Taiwan abbiamo amoreggiato in tempi di prosperità, ma quanto sia difficile rimanere legati in un periodo di difficoltà.

Così, i miei amici T. e G. mi scrivono che non ne possono più di rimanere confinati su quella bellissima isola da quasi due anni. Loro che amavano viaggiare per il mondo, che erano anche venuti a trovarmi in Italia, nonostante i pochi giorni di ferie a disposizione.

E M., il cui lavoro addirittura consiste nel viaggiare? Sapete, è difficile fare l'assistente di volo se la maggior parte dei voli vengono cancellati. E allora devi cercarti un part-time per compensare... Le entrate mancanti, ma anche quell'incertezza frastornante che invade la quotidianità.

Tamsui #3

Sono due semplici esempi, di un campione poco rappresentativo della popolazione. Ma è solo per dire che, no, a Taiwan non è tutto ok. A parte le professioni direttamente impattate, a parte i business che iniziano ad arrancare a causa della quasi totale assenza di interscambi umani internazionali.

A parte tutto questo, non è tutto ok. Non può esserlo. Non potrebbe esserlo per me, qualora mi trovassi a viverci in questo periodo. Portare una mascherina all'aria aperta non è sempre obbligatorio a Taiwan, lo è solo in alcuni casi. Tuttavia è probabile che riceverei occhiatacce qualora la togliessi per qualche minuto per prendere una boccata d'aria, ovviamente all'esterno e a distanza da altre persone. E questo non posso considerarlo ok. Come per me non può essere ok, se posso andare dovunque, ma se devo lasciare traccia del mio inequivocabile passaggio ad ogni sosta, a scopo di eventuale tracciamento.

Tamsui #4

Se si deve giocare al gioco dell'autocontrollo, sono piuttosto bravo. Seguo sempre tutte le regole. Se dovessi infrangerle sarebbe per ignoranza o distrazione. Ma se mi si chiede di giocare al gioco del “tutti controllori”, mi dispiace, ma non fa per me. Non voglio essere nella posizione di monitorare il comportamento di altre persone, né amerei sentirmi costantemente oppresso dal giudizio sociale o dall'onnipresenza delle ispezioni, anche soltanto preventive.

Qui devo capitolare. Qui subentra il mio individualismo da occidentale. Che non vuole porsi al di sopra della collettività, ma nemmeno farsi soggiogare da essa. Io mi ritengo importante esattamente quanto chiunque altro, né più, né meno.

Spiaggia a Taiwan

E allora oggi no, non vorrei essere a Taiwan. Mi manca Taiwan, certamente, ma non quella attuale.

Tuttavia, voglio riscaldare un po' la mia speranza, ripensando ad un evento di qualche mese fa. Ho partecipato ad un matrimonio di una coppia italo-taiwanese. Il matrimonio era in Italia e tutti gli invitati taiwanesi, per ovvie ragioni, provenivano dall'Europa. Be', non so esattamente cosa mi aspettassi, ma immaginavo che i taiwanesi avrebbero socializzato diversamente dagli italiani, che le loro interazioni in periodo pandemico avrebbero ereditato tutta la cautela che si registra nel loro luogo d'origine. Mi sbagliavo: moderati, in mezzo ad occidentali comunque moderati, sono stati pressoché indistinguibili. Ed è stata proprio una bella giornata. Auguri agli sposi!

Taipei #4

Forse non siamo poi così diversi. Ci abituiamo, ci adattiamo a tutto. All'ambiente circostante, agli eventi e al trascorrere dei giorni. Agiamo, reagiamo, desistiamo, troviamo un equilibrio. Non siamo occidentali, orientali, settentrionali o meridionali. Siamo tutti semplicemente esseri umani. E non vedo l'ora di tornare ad esserlo tutti insieme.

Tamsui #5



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