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Vedo Tamsui




Apro la finestra e vedo Tamsui. Qualche volta. No, non ho la supervista tale da vedere a migliaia di chilometri di distanza. Ma almeno, sì, ho la finestra ad Oriente. E a volte penso alla mia Tamsui, dove ha sede la mia seconda vita taiwanese. Questa città è abbastanza turistica a Taiwan. E mi aveva colpito già dalle prime visite nel paese. Nel 2007 la prima volta.

Vista di Tamsui dall'altra sponda del fiume
Vista di Tamsui dall'altra sponda del fiume

Stavo quindi pensando a come presentarla: avrei pure potuto fare un'introduzione classica, una immediatamente comprensibile da parte del lettore. Ma poi mi sono ricordato che avevo il lavoro già pronto. E non per pigrizia, ma solo perché credo nelle storie, nella loro capacità di trasportare, riporto le parole da uno dei miei tre romanzi parzialmente ambientati a Taiwan.

Ripensai a quella ragazza, si chiamava Jia Qi, che avevo conosciuto a Tamsui, una città non molto grande vicina a Taipei e ad essa collegata dalla metro, tanto che spesso è considerata come una delle zone della metropoli. Lungo il fiume, dove la città si sviluppa, coppie e famiglie di Taipei vanno a passeggio la sera, intrattenendosi nei locali e con i giochi tipici delle feste paesane, disposti densamente lungo una sponda del fiume da cui la città stessa prende il nome. Certo, io ci andavo sempre da solo e forse il posto non era troppo adatto a me, ma mi piaceva prendere un gelato o qualcos’altro da mangiare e sedermi su una panchina vicino al fiume, rivolto più spesso verso il viavai e le pose delle altre persone, che non al corso d’acqua. Era così che mi capitava spesso di osservare ragazze altrettanto sole, con lo sguardo rivolto verso l’infinito. Molte di loro sono semplicemente in anticipo e attendono qualcun altro; le altre avranno i loro validi motivi per starsene lì. In ogni caso, sono abbastanza numerose e una volta tra queste c’era anche Jia Qi, con la quale era capitato che mi mettessi a parlare.

[…]

Giunsi a Tamsui in poco tempo e decisi di imitare i passi di quella precedente avventura, fermandomi a comprare lo stesso gelato al cioccolato e indirizzandomi verso la stessa panchina. Mi aspettavo di conoscere un’altra deliziosa figura, simile a quella di Jia Qi, ragazza dalla bellezza opaca, ma con occhi tristi, grandi e magnetici. Forse più magnetici, forse più tristi, forse più grandi. Non capii nulla di Jia Qi, ma in pochi istanti ero stato inghiottito dalla sua iride, che aveva sostituito i miei orizzonti come un anello di materia intorno a Saturno. E invece, quando arrivai, seduto sulla stessa panchina da cui rivolsi la parola a quella ragazza, trovai un vecchio masticatore di noce di betel, che quasi a farlo apposta sputò verso dove avrebbe dovuto essere la nuova Jia Qi.

Tamsui: vista fiume

Soltanto che fino a qualche anno fa, io a Tamsui andavo come turista: cioè non mi svegliavo già a Tamsui tutte le mattine come faccio adesso quando sono a Taiwan. Ora comincio a conoscerne le strade, i negozi. Anche se questi cambiano spesso, come in tutto il paese. Tutto gira, tutto muta e non si ferma mai. Persino il lungofiume di Tamsui è cambiato (parecchio) nel corso di questi anni. Negli ultimi due anni mi è persino, ahimè, sparito il “bar”. Che non era un vero e proprio bar. Ma ne parlerò dopo.

Tamsui: negozi lungo il fiume
Tamsui: negozi lungo il fiume

Dicevo, mi alzo la mattina e mi ritrovo in quella che considero la mia città. Non vivo al centro, ma comunque si tratta di una zona abbastanza vivace. E qualche volta, solo qualche volta, perché farlo quotidianamente non sarebbe molto salutare... Qualche volta vado a fare colazione in un “mei er mei”. Solitamente sono piccoli locali a gestione familiare, economici e arredati con semplicità. Sarebbero dei ristoranti per la sola colazione, ma questo pasto per me finisce per diventare un brunch. E non credo di essere il solo, perché questi posti sono aperti di solito anche fino alle 13. Significherà pure qualcosa, no? Presentano diversi tipi di piatti, da quelli più orientali, anche a base di verdura, agli hamburger occidentalizzati. Qualcuno starà pensando: “Stray, ma tu che sei italiano, riesci a mangiare verdura a colazione?” Ci è voluto del tempo e ancora oggi non me la vado certo a cercare, ma la risposta è affermativa. Se non c'è altro, riesco a mangiare per colazione praticamente tutto ciò che mangerei durante gli altri pasti. Come fanno i taiwanesi. Comunque nei “mei er mei” di solito vado di “dan bing”, una sorta di crepe salata fatta con le uova, con ripieno variabile. Per me bacon e formaggio, grazie. Insomma, inizio la giornata con leggerezza...

Tamsui: Wuji Tianyuan Temple
Tamsui: Wuji Tianyuan Temple #1

Un altro superpotere asiatico che ho acquisito è quello di poter mangiare a qualsiasi ora. Perché è proprio Taiwan che te ne offre la possibilità. E quindi posso gettarmi dentro Tamsui senza troppi calcoli: mangerò quando avrò fame, dovunque sarò in quel momento. Magari allora me ne vado verso nord, la parte un po' più montagnosa, anche se il mare non è lontano: a Taiwan li trovi spesso vicini, basta girarsi di 180°.

Tamsui: Wuji Tianyuan Temple
Tamsui: Wuji Tianyuan Temple #2

Qui, discretamente nascosto e sconosciuto, c'è il Wuji Tianyuan Temple, che è di costruzione abbastanza recente. Ma è comunque un bell'edificio in cui salire, per ammirare un panorama verdissimo e godersi un po' di silenzio. Tra l'altro, vicino al tempio (sempre che nel frattempo non sia stato sostituito da altro) c'è un convenience store, cioè una sorta di negozio di prossimità, che però a Taiwan fa un po' di tutto: bar, tabaccaio, piccolo supermercato. Questo ha messo qualche tavolo all'aperto. Non è una cosa che si vede spesso da queste parti. E allora quasi quasi mi prendo un caffè. Ma non uno normale: mi faccio preparare un bell'intruglio con latte, caramello e qualcos'altro. Freddo, con ghiaccio, Lo so, ragazzi: il mio punteggio di italianità cala a vista d'occhio.

Tamsui: veduta dal Wuji Tianyuan Temple
Tamsui: veduta dal Wuji Tianyuan Temple

Mi riavvicino alla città, ma ancora non ho voglia di tuffarmi nei mercati, né in quelli più turistici, né in quelli più tradizionali. Mi faccio un giro per i vicoletti, in cui negli ultimi anni è stata spruzzata un po' di street art. Qui puoi trovare anche qualche piccolo caffè, non di quelli delle grosse catene, che a Taiwan vanno per la maggiore. Anche questi sono solitamente a gestione familiare, a volte il proprietario ha ricavato il locale da una parte della sua abitazione. E capita che abiti direttamente al piano superiore. Ci sono pure quelli con i gatti dentro, per coloro a cui piace il genere. Si tratta di una Tamsui diversa, che prova ad insinuarsi in quella più smaccatamente commerciale. Posso conoscerla ora, perché io qui mi sento a casa, ogni volta che ci torno. E spulciando i miei vecchi romanzi, mi rendo conto che anche questa sensazione l'avevo descritta.

Ancora una volta ero nella mia Tamsui, il posto che più di tutti a Taiwan faceva ondeggiare la mia anima, benché non fosse probabilmente il più bello. Dopo tutto si tratta soltanto di una città antica, ma non antichissima, che in parte si sviluppa lungo il fiume dallo stesso nome. E molti taiwanesi stessi non la amano, perché la considerano particolarmente fredda e ventilata, anche se non ho mai capito quanto potrà essere più fredda rispetto alla non lontana Taipei, con cui condivide persino la metropolitana. In ogni caso, non ho nemmeno mai compreso il perché dell’effetto che ha su di me questa città. Sarà il fiume, sarà la gente che passeggia, di solito allegramente, lungo di esso; saranno le strade un po’ più interne, ricche di negozi e di vita. Saranno forse le persone che come me si indugiano vagheggiando dinanzi al corso d’acqua. Non lo so, ma so che ogni volta che ci torno ho l’impressione di esserci nato, di averci vissuto per almeno un paio di secoli e che la mia vita appartenga a questa città.

Tamsui: Street art
Tamsui: Street art #1

Ci sarebbero pure un vecchio forte, prima spagnolo, poi olandese, poi... Ha cambiato tanti padroni. Ci sarebbe pure una chiesa in stile europeo che avrà circa un centinaio di anni, ma non è ciò a cui voglio veramente andare con la mia mente. E allora salgo su autobus, porto a contatto la mia carta dei trasporti: va fatto due volte, quando si sale e quando si scende. Mi siedo, perché nell'immaginazione il posto a sedere si trova sempre. E mi faccio portare in riva al fiume, magari vicino alla fermata della metropolitana, dove si concentrano la maggior parte dei negozi. A tutti gli effetti, è il centro della città. Quella che oggi è una metropolitana, era precedentemente il capolinea di una linea ferroviaria costruita dai giapponesi. Sì, c'è passata tanta gente in questa bellissima terra.

Tamsui: Street art
Tamsui: Street art #2

È da queste parti che ho scoperto di essere diventato praticamente uno del posto. Una volta un signore anziano è venuto a chiedermi un'informazione. Era semplice semplice: voleva solo sapere dove si trovava l'ingresso per la metro. Ma tra tanti taiwanesi l'ha chiesto a me, che certamente non ho la faccia di un locale. Mi ha stupito, ma mi ha fatto piacere.

Tamsui: Street art
Tamsui: Street art #3

Il fiume è subito dietro la stazione. Si chiama Tamsui (lo trovi scritto anche come Danshui), come la città. E la pronuncia? Quella è un po' più complicata: si legge dansciuei. E vale anche per la città. Qui vicino, una volta c'era il bar: il mio bar. Che bar non era: era sempre un convenience store, tipo l'altro, che aveva messo i tavoli all'aperto con gli ombrelloni. Ribadisco che è una cosa insolita a Taiwan. E infatti è durato solo qualche anno. Adesso (forse) c'è un diverso convenience store, ma senza tavoli. Mi piaceva quel posto. Spesso la gente si sedeva senza nemmeno comprare nulla. Non io, che da buon italiano (qualche punto l'ho recuperato, dai) adoravo sedermi a bere un caffè o una birra, portando il mio sguardo verso il fiume.

Tamsui: fiume

Vorrei farlo anche ora. Come vorrei poi alzarmi, tuffarmi solo per qualche minuto in mezzo alla folla proveniente da Taipei. Anche troppa, durante i week-end. E poi fuggire da essa e portarmi più vicino al fiume, magari all'imbrunire.

Sono qui davanti. È venerdì sera e, nonostante il clima poco invitante, ci sono ancora un po’ di persone che passeggiano lungo il fiume. Forse perché è ancora piuttosto presto. Fra poco, quasi tutti andranno via e potrei ritrovarmi da solo ad osservare questo corso d’acqua. Il fiume Tamsui scorre lento e sereno, non si preoccupa di tutto ciò che accade oltre le sue sponde. Fluisce e sembra disinteressarsi della foce, forse vicina, forse lontana. Non sembra ansioso di riunirsi al mare. Scorre, fluisce, lucido e imperturbabile. Se pioverà, assorbirà il nuovo tributo del cielo e se il calore lo prosciugherà, prima o poi rinascerà. Il fiume Tamsui vince sempre.

Tamsui: fiume

Mi lascio rapire, attendo che cali il buio totalmente. Un paio di onigiri per calmare l'appetito. Una birra fresca, qualche artista di strada che canta canzoni a richiesta. La gente che pian piano si dirada, lasciando che la giornata si dilegui dolcemente. Sono ancora davanti alla mia finestra italiana: è un nuovo giorno e Tamsui è ancora laggiù, che si incunea nei miei pensieri.

Tamsui: fiume



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