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Upps!ala, ho Viaggiato di Nuovo




Questo è un articolo della serie #20Again: in questi testi non intendo consigliare a nessuno di mettersi in viaggio, né voglio convincere le persone a stare a casa. Molto banalmente e in generale, racconterò le mie esperienze e condividerò i miei pensieri, senza la presunzione di voler indirizzare quelli di altre persone. Sono fermamente convinto che ognuno possa decidere per sé stesso, attraverso i propri parametri di valutazione. Inoltre, durante i miei viaggi, ho rispettato sempre tutte le restrizioni e le regole locali, su cui ho costantemente provato a informarmi preventivamente.

E va bene, mi rendo conto che già il titolo mi incastra anagraficamente, per un post che fa parte della serie #20Again. E lo so che un vero ventenne si starà probabilmente chiedendo a cosa mi riferisca. Non è importante, sono discorsi da vecchietti, questi.

Però volevo partire così, in modo più scanzonato, dopo i toni più seri degli ultimi articoli. Lo faccio seguendo l'invito di Luca, un altro blogger mio amico (qui il link esterno al suo blog), che ringrazio pubblicamente. In queste settimane abbiamo avuto modo di parlare molto della situazione attuale e lui ha sollecitato me ed altri a virare verso un minimo di positività, nonostante tutto.

Ora io non sono una persona che ha un approccio ottimistico verso l'esistenza, ma nemmeno troppo pessimistico. Avendo fatto studi scientifici, tendo a guardare i dati e ad analizzarli. La poesia, l'arguzia retorica o metaforica la riservo ai momenti di svago o di lirismo interiore, quelli in cui esplode la mia umanità. Nella vita di tutti i giorni, invece, solitamente sono molto razionale.

Dragør
Dragør

Tuttavia, mentre ero in viaggio in Danimarca e Svezia ho voluto provare a guardare le cose con un'ottica diversa, a focalizzarmi sui singoli momenti dei diversi individui. E sarà di quelli che parlerò in quest'articolo. Descriverò comportamenti che potranno essere corretti o sbagliati in questa situazione pandemica, ma sicuramente saranno tutti molto umani. Perché sì, siamo una specie che suda col caldo, emana cattivo odore a volte, che va in giro tossendo, starnutendo e spargendo umori corporei. Ma siamo anche tutto il resto...

Siamo tutti l'autista del bus che porta da Copenaghen a Dragør, caratteristica cittadina vicino alla capitale. Guardo sul mio smartphone e vedo che ci sono un paio di fermate distinte. Perciò chiedo all'autista quale sia la più centrale per scendere. Ma questo non parla molto bene l'inglese, non credo nemmeno sia originario della Danimarca. Ciò nonostante, mi riesce a chiedere: “Where are you from?” Rispondo: “Italy”. Lui mi sorride e mi dice: “E allora parla italiano, no?” Rimango sorpresissimo: non è un madrelingua italiano, anche se lo parla bene, si sente dall'accento. Gli chiedo come mai parli la mia lingua così bene e lui mi dà una risposta ancora più spiazzante: “Come tu parli inglese, io parlo italiano.” Un grande! Mi dà tutte le informazioni di cui ho bisogno e lo saluto. Non saprò mai da dove viene, ma che importa? Lui è un essere umano, noi tutti siamo lui.

Castello di Egeskov
Castello di Egeskov

E siamo anche l'anziana coppia che ad Odense, in una fantastica giornata, porta a spasso il loro cane. Spingono inoltre una specie di carrozzina vuota, che all'inizio non capisco a cosa possa servire. Lo scoprirò nel pomeriggio, quando andrò a visitare il favoloso castello di Egeskov. Lì, ritrovo la coppia: il loro amico a quattro zampe è stavolta dentro la carrozzina. Il cane è anziano, più di tanto non può camminare. Ma questi esseri umani non gli negano la semplice gioia di godersi una bella giornata in loro compagnia. Siamo anche loro, che ne dite?

A Copenaghen diventiamo le due amiche adolescenti sull'autobus, che le porta alla stazione centrale, proprio davanti al parco divertimenti Tivoli. Qui le due amiche si separano, ognuna intenta a proseguire la propria giornata. Non prima di salutarsi con un abbraccio, però. È sbagliato in questo periodo? Sì, lo è. Ma in quell'abbraccio c'è tutta la gioventù che non posso più accarezzare, nonostante gli slogan. Ci sono dentro i ricordi, i tempi delle giornate inconcludenti con gli amici. Eppur lucidissime, luminose e dense. In quell'istante, credo che in molti avrebbero voluto essere quelle ragazze. A ciascuno la propria scelta.

Cattedrale di Roskilde
Cattedrale di Roskilde

A Helsingor torniamo ad essere quello che siamo sempre stati quando siamo in un momento di serenità. E allora questa volta diventiamo quattro persone: due coppie che non si conoscono, che si incrociano per pochi secondi nella loro esistenza. In cui si scambiano la cortesia di farsi le foto a vicenda. Li osservo, si passano di mano in mano la macchinetta fotografica. Con essa si trasferiscono polveri, germi e tutto lo sporco che portano sulle mani. Ma a loro importa che passino i ricordi, prima di tutto. Siete desiderosi di essere anche loro? Valutatelo voi.

Arrivo a Roskilde, in prossimità della favolosa cattedrale. Ancora un gruppo di quattro ragazzi camminano per il parco. Le ragazze fanno una corsa in avanti ridendo di gusto e uno dei due ragazzi rimasti indietro, un biondino smilzo, accompagna la loro fuga con un gesto del braccio che normalmente vedo fare a Roma. Gli mancava solo “l'Ahooo” e sarebbe stato adottabile dalla Città Eterna. Allora, ditemi voi, come si può non essere questo ragazzo?

Cattedrale di Uppsala
Cattedrale di Uppsala

Mentre sono su un treno svedese diretto a Uppsala, scorgo un ragazzino che cerca di raggiungere questo treno di pendolari prima che parta. Quando si sente sufficientemente sicuro di prenderlo e vicino abbastanza da avere il tempo di rallentare, cambia la sua andatura in un saltellio vivace. Ha il sorriso stampato in volto, la sua marcia è quella di chi va incontro alla vita con un bell'impeto speranzoso, anche se non ha la mascherina sulla faccia. La indosserà una volta sul treno? Non lo so. In Svezia, ad agosto 2020, ho visto farlo a pochissimi. Ma è certo che voglio essere quel ragazzino saltellante, almeno fintantoché non sarà salito sul treno.

E dopo che ho riempito il mio sguardo di meraviglia a Sigtuna, in una giornata tanto splendida e calda che quasi mi chiedo se sono veramente così a nord, torno finalmente a Stoccolma. Lì, su una panchina, vedo un uomo un po' paffuto che a mani nude tira fuori una specie di crocchetta da una busta di cartone. No, non le lava. No, non le disinfetta. Afferra la crocchetta e la addenta. La sua espressione deflagra, il volto gli si colora. In quel momento, posso certificarlo, lui sta ingerendo la cosa più buona al mondo. Forse unta, forse poco salutare, mista alla sporcizia delle sue mani. Ma non per lui. Perché sì, siamo anche questo quando ci concentriamo sul presente, senza preoccuparci troppo delle conseguenze.

Veduta da Sigtuna
Veduta da Sigtuna

Torniamo ad essere bambini a Styrsö, nel piccolo arcipelago a sud di Göteborg. I bambini, quelli veri, come dovrebbero essere. Che vanno a scuola da soli, spostandosi con i traghetti pubblici di isola in isola. Segno che l'ambiente è sicuro per loro, come dovrebbe essere dovunque. Sì, mi sento anche di essere quel gruppo di bambini e bambine, che poco avranno capito di questa storia e continuano a fare il loro mestiere: crescere e scoprire il mondo.

E infine siamo un ragazzo e una ragazza, che ancora ricordano la musica di vent'anni fa. Quella del vero 20, non del #20Again. Insieme nuotano tra tante incognite e provano a continuare a vivere la loro vita, nonostante tutto, nonostante tutti.

Arcipelago a sud di Göteborg
Arcipelago a sud di Göteborg

Noi lo siamo, volete esserlo anche voi?



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