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7 con gli Occhi, 1 col Cuore




Questo è un articolo della serie #20Again: in questi testi non intendo consigliare a nessuno di mettersi in viaggio, né voglio convincere le persone a stare a casa. Molto banalmente e in generale, racconterò le mie esperienze e condividerò i miei pensieri, senza la presunzione di voler indirizzare quelli di altre persone. Sono fermamente convinto che ognuno possa decidere per sé stesso, attraverso i propri parametri di valutazione. Inoltre, durante i miei viaggi, ho rispettato sempre tutte le restrizioni e le regole locali, su cui ho costantemente provato a informarmi preventivamente.

E siamo ai saluti, concludo con questo articolo la serie #20Again. Per essere un anno schifoso, dal punto di vista dei viaggi (e non solo), credo di non potermi lamentare dei miei giri. Perciò, dopo essere tornato, proverò a riavvolgere i miei pensieri.

Potrei pensare di improntare tutto l'articolo sulla situazione pandemica dei vari paesi visitati ed illustrarne le differenze comportamentali. È un argomento attuale, che interessa ai più. E avrei delle buone risposte da dare, avendo visto coi miei stessi occhi tante gestioni diverse. Potrei elencare quali sono i comportamenti degli abitanti nelle varie situazioni, al chiuso e all'aperto, per ogni paese. Tuttavia, non lo farò.

Perché ogni volta che visito un nuovo paese, mi piace pensare che sia l'incontro con una bella donna. Ciascuna col suo modo di affascinare. Sono solo impressioni, non pretendo di poter riportare dettagli di luoghi in cui sono stato qualche giorno appena.

Ma non sono forse i primi attimi a colpirci di una persona?

SLOVENIA


L'ho conosciuta arrivando da Trieste. Mi si è mostrata all'inizio un po' schiva, nel suo panorama carsico, quasi a voler nascondere la sua verde capigliatura. Con cautela, ho continuato ad avvicinarmi. A quel punto si è alzata in piedi e si è presentata nella sua figura longilinea, fascinosa e tagliente, fatta di alberi ed edifici aguzzi.

Slovenia: Lago di Bled
Slovenia: Lago di Bled

L'ho fraintesa, lo ammetto. Una volta, due volte. Della prima non parlerò, farei pessima figura. Della seconda dirò che l'ho percepita un po' distante, quasi altezzosa. Mi sbagliavo. I giapponesi la definirebbero una tsundere, una ragazza che sembra essere un po' scontrosa, ma alla fine rivela il suo lato dolce. Così ho visto il suo sorriso benevolo estendersi lungo tutto il fiume che attraversa Lubiana, immergersi in pensieri fanciulleschi a Škofja Loka e infine adagiarsi con familiarità a Bled.

Mi ha baciato, benché furtivamente. Mi ha colto di sorpresa, mentre il vociare allegro delle persone confondeva i miei sensi, incorniciandoli in un azzurro sovrastante nel cielo. Ha lasciato sulle mie labbra la vaghezza di un assaggio di Kremna Rezina, nella mia anima ha conficcato una saetta di luce.

LUSSEMBURGO


La donna minuta che ingombra i tuoi pensieri. Senza nemmeno volerlo. Arrivo e mi si mostra contrariata, accorta, forse un po' spaventata. Mi dà segnali di chiusura, nel vero senso della parola, visto che non riuscirò a visitare alcune delle sue attrazioni. Mi incuriosisce, come la ragazza timida che si tiene in disparte. E allora nessuno le dedica tempo. Io ci casco sempre, in questi casi.

Lussemburgo: decorazioni
Lussemburgo: decorazioni

E provo a capirla, nei suoi fenomeni migratori, nella sua commistione linguistica, col mio francese arrugginito e il mio tedesco inesistente. E del lussemburghese nemmeno l'idea, prima di una ricerca specifica su internet. E allora poi capisco che sotto sotto c'è altro. Anche qui, letteralmente, come nello spettacolare vista sul Grund. L'avvicino, le chiedo di parlarmi di lei. Mi conduce a Vianden, dove questa ragazza benestante mi sparge addosso qualche lacrima con l'aiuto di un cielo plumbeo.

Infine mi sorride prima che io la lasci, invitandomi a tornare, in un trionfo di pasticceria gestita da portoghesi, in una giornata meravigliosa. Segno di un'intesa concessa. Mi lascia in regalo due tappi di birra. Li conserverò con affetto.

GERMANIA


Lei è la donna alla quale mi rivolgo quando ho dei dubbi. È amante, ma anche amica. Col mio carattere poco latino, cerco in lei l'equilibrio, a volte comprensione. A volte anche contrasto, però: quando mi mette in un angolo, quando scova le mie contraddizioni, a cui non riesco a sfuggire.

Berlino: street art
Berlino: street art

E allora le dico: “Ma anche tu, ti sei vista? Passi dall'imponenza berlinese, te ne fuggi fino in Baviera e mi dipingi le case, scuoti il mio animo. E poi scopro che non dovevo muovermi così tanto. Torno a Berlino e trovo ancora più tensione, la tua street art mi sovrasta, mi disorienta. Mi immergo in un ambiente multietnico, mi nutri con le ricette di Turchia, donna che mi ha rapito il palato in passato. Sento che mi guardi dall'alto, anche se mi appari distesa su un fianco, lucida e fiduciosa. Qual è, allora, il tuo vero ruolo?” Mi risponde: “Ridefinirmi e ridefinirti. Non ho ruolo, come pensi di potermene assegnare uno? Ma, tanto lo sai, caro Stray, io per te ci sarò sempre. È da me che torni ogni volta.”

Fregato. Poco da aggiungere.

AUSTRIA


Non la capisco. E ci ritorno. No, proprio non la capisco. Ma ci ritorno. Prima a Vienna, poi a Salisburgo. Quest'anno a Innsbruck. È il classico amore tormentato per me. Di chi si lascia e si ritrova. Io? Un razionale. Ma lei sa trasformarsi, sa contenere tutte le tue avances all'interno del Ring viennese, sa farti elevare in animo e in pendenza a Salisburgo e poi sa come ricompensarti in una calda estate di Innsbruck.

Innsbruck: centro
Innsbruck: centro

Ti ho cercata, ormai da tanti anni. Sarebbe difficile dire che ci siamo veramente incontrati. La prima volta non ti sei quasi accorta di me: mi hai relegato in quell'albergo lontano, ti sei presentata a me nelle vesti di affabulatrice. Ci siamo rivisti fugacemente, ma ti ho vista scappare sul treno, E, invece no, ero io a muovermi. Ma come potevo capire all'inizio quale dei due fosse in movimento? Non avevo punti di riferimento. Il terreno mi era sparito sotto i piedi.

Ed è così che mi hai dato l'appiglio per riprendermi. Una fresca birra, ad innaffiare un'estate insperata. Un panino con Schnitzel, a riaffermare la tua natura terrena, a regalarmi finalmente un punto di contatto.

DANIMARCA


L'ho inquadrata subito, fin dal primo sguardo. Pochi rilievi, è ciò che vedi, fin dove il tuo sguardo può arrivare, fin dove le pedalate della tua bicicletta potranno portarti. Ma si tratta solo dello sguardo di un essere umano, con orizzonte limitato. E allora mi sono spinto in là, più in là, fino al confine con la fatica. Una donna che volevo scoprire. Troppo velocemente, forse. E non credo di esserci riuscito. Almeno non quando mi ha costretto ad una gara contro il tabellone luminoso che indicava il mio bus in arrivo. 5 minuti, poi 4, poi 3. E l'unico modo di fare il biglietto era online. Siamo saliti. Davvero? Sì. Avanti con la prossima tappa. Almeno non quando mi sono abbandonato su una barca attraverso i canali di Copenaghen, inghiottito sotto i ponti e riemerso difronte a espressioni diverse della città, a volte variopinta, a volte perfino disordinata, molto meno nordica di quanto un italiano si aspetterebbe.

Danimarca: Castello di Egeskov
Danimarca: Castello di Egeskov

Sono fuggito da te di mattina presto, quasi come un amante ingrato, che è scappato a casa della vicina, la Svezia. Tornerò, se mi accetterai.

SVEZIA


Qui non c'è sforzo immaginativo nella mia scrittura. Perché io la Svezia l'ho vista, in carne ed ossa. Era seduta su una panchina col suo laptop. I capelli tinti di una vaga tonalità viola. Io come un cretino a farmi le foto con mia moglie, vicino ad una qualche fortezza. E lei che, nonostante il nostro ingombro fisico e acustico, è rimasta impassibile. Nerd e maestosa. Maestosa e nerd.

Stoccolma: veduta
Stoccolma: veduta

Così come Stoccolma, la capitale. Che ti proietta lungo i suoi ponti infiniti fino al passato, dominato da edifici autorevoli in aspetto e struttura. E poi ti impone il pagamento elettronico per prendere un caffè.

Così come Uppsala, che ti sbatte in faccia una cattedrale sbalorditiva e poi ti si presenta con un centro città piuttosto contrastante. Ma ti basta fare quattro passi in più, poi recupera. Ti hanno progettato una panchina ultraergonomica per sdraiarsi, guardare le stelle bevendo un caffè, addormentarsi sognando tutte le nerd più angeliche del mondo, sognando una Svezia dalla capigliatura sorprendente.

ITALIA


La più bella. Non lo dico io, che non sono nemmeno tanto patriota. Lo dice la letteratura, ce lo dicono gli altri. Sì, la più bella, ma anche la più lunatica. Ti vizia con la sua varietà gastronomica, ti impone continue riflessioni, scandagliandola da nord a sud, da sud a nord. Un paese, milioni di percorsi. Glielo leggi sulle facciate delle chiese, glielo carpisci interrogandone la vegetazione.

Trieste: campane di San Giusto
Trieste: campane di San Giusto - Simbolo di unità nazionale italiana

Quante ne hai viste, Italia nostra? Sei di tutti, in fondo, lo sai? Quante ne vedrai?

Tu, che derubrichi le regole ad accorate raccomandazioni. Tu, che ti unisci e risorgi quando nessuno più se lo aspetta. Tu che cadi, ricadi e poi cadi di nuovo. Tu che non sei una, ma che in qualche modo accorpi tanti popoli, anche quelli a cui non hai concesso di fregiarsi col tuo nome.

Sempre la più magnetica, la più incomprensibile. Spesso ingiusta: mi colpisci dall'alto, come dal basso, schiacciandomi nel mezzo nella mia impotenza. Una donna che da sempre mi prefiggo di lasciare, ma che in qualche modo mi incatena, con la sua amarissima dolcezza. Ci riuscirò mai?

TAIWAN


C'è poi un paese che non ho avuto modo di visitare quest'anno. Ma al quale sono legato sentimentalmente, non solo perché è il paese di origine di mia moglie. Anche se sono lontanissimo, io a Taiwan sono emotivamente connesso. Ho più di un contatto diretto dall'altra parte del mondo, che mi permette di avvertirne costantemente le pulsazioni. Che mi dicono che la pandemia ha appena sfiorato la mia amante orgogliosa e pudica. Pandemia che tuttavia riesce a spruzzare i suoi malefici effetti in alcuni ambiti, come quello dell'aviazione, ad esempio.

Taipei: veduta notturna
Taipei: veduta notturna - Sogni d'oro, Taiwan mia.

Quest'anno non visiterò la mia Taiwan (quasi sicuramente), se non attraverso qualche foto o video. Mi vedrò percorrere le sue coste, camminando sulle spiagge spesso vuote. Affaticarmi nel raggiungere le sue vette, queste invece sempre piuttosto affollate. Desidererò esplorarne i luoghi a me ancora poco noti, come la parte orientale della zona di Taitung. Mi immaginerò scoprire nuovi cibi, senza mai memorizzarne i nomi. Ma anche ritrovare i sapori noti, quelli più semplici e quotidiani, come il mio majiangmian (pasta al sesamo).

E ripeterò i soliti discorsi con le signore incuriosite da me alla fermata del bus. “Sì, signora, tu non mi vedi. Ma com'è che l'autista del bus R37 si è fermato senza che tu gli facessi cenno? Vi manco anch'io, in fondo, lo sapete.”



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