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Guardando l'Acqua che sale




Questo è un articolo della serie #20Again: in questi testi non intendo consigliare a nessuno di mettersi in viaggio, né voglio convincere le persone a stare a casa. Molto banalmente e in generale, racconterò le mie esperienze e condividerò i miei pensieri, senza la presunzione di voler indirizzare quelli di altre persone. Sono fermamente convinto che ognuno possa decidere per sé stesso, attraverso i propri parametri di valutazione. Inoltre, durante i miei viaggi, ho rispettato sempre tutte le restrizioni e le regole locali, su cui ho costantemente provato a informarmi preventivamente.

Se nell'articolo precedente (lo trovi qui) ho parlato del perché ho viaggiato a luglio 2020, durante una pandemia, in questo articolo spiegherò come ho viaggiato. Più o meno.

Ma prima dovrei dire brevemente come viaggiavo solitamente prima del 2020. Ho sempre pianificato tanto, con largo anticipo, fin nei dettagli, Forse persino troppo, lasciando margini temporali di sicurezza, ma poco spazio all'improvvisazione.

Poi per fortuna ci hanno pensato loro ad insegnarmi come vivere. Chi? Racconterò una storia.

Un giorno, attorno ad un palazzo carino di una cittadina carina, ha iniziato a piovere. Ma a piovere veramente tanto. Dopo ore, giorni, continuava a piovere. E non smetteva. Al piano terra abitava gente proveniente dall'Estremo Oriente, che ha cominciato a vedere che il livello dell'acqua si alzava, finché questa non è entrata dentro casa.

Qualcuno, che invece proveniva da una piccola isola, già dalle prime gocce di pioggia ha intuito che non avrebbe smesso di piovere tanto presto e ha trasformato il suo appartamento in modalità sottomarina. Si sa, questi isolani sono molto diffidenti.

Invece erano molto fiduciosi quelli del primo piano, che venivano dall'Europa meridionale. “E va be', ma mica l'acqua arriverà così in alto.” hanno pensato. Perciò hanno chiuso le finestre, messo due stracci sotto la porta e sono andati a dormire tranquilli. Per svegliarsi inondati.

Al secondo piano c'erano altri ragazzi europei. E anche loro hanno pensato: “Sì, va be'. Tanto adesso smette.” Sbagliavano.

Al terzo c'era un gruppo di nordamericani. E i ragazzi hanno fatto lo stesso ragionamento. Al quarto piano ci abitavano dei simpatici sudamericani... Insomma, il seguito di questa storia lo conosciamo un po' tutti.

Lago di Bled
Lago di Bled

E io lì che potevo fare, se non imparare da tanta maestria? Dopo secoli di Illuminismo, industrializzazione, progresso, razionalizzazione spinta all'estremo. Dopo che da quindici anni di lavoro sento parlare di project management, gestione del rischio, unità di crisi, piani, protocolli e procedure di emergenza e tante altre cose altrettanto “divertenti”, altro non posso fare che osservare l'acqua che sale e capire che, no, non c'è mai stato un piano. Si è sempre navigato a vista. Magari anche bene, ma sempre a vista.

Concettualmente, psicologicamente, ottimisticamente.

E allora, se le menti più brillanti dell'umanità, per altro congiuntamente, hanno stabilito che il modo di affrontare le cose deve essere quello di improvvisare, anche facendo talvolta cambi di direzione di 180°, chi sono io per fare diversamente? Prendo appunti, imparo, applico.

Siamo partiti così, improvvisando. Anche perché 2020 = #20Again. No?

Non abbiamo prenotato praticamente nulla, se non una serie di voucher per bus a lunga distanza. Avevo preparato una specie di itinerario di massima, ma poco convinto di rispettarlo fino in fondo. E infatti non l'ho fatto. La mia idea originaria era:

- bus Roma - Trieste e visita della città
- bus Trieste - Lubiana, per poi stare qualche giorno in Slovenia
- bus Lubiana - Lussemburgo...

Lussemburgo?! Ma che c'entra con la Slovenia? Nulla. Ma nel nuovo mondo dell'improvvisazione, la flessibilità è la caratteristica più importante. E questo fa mutare anche la percezione geografica del territorio. Non è più vicino ciò che è realmente vicino: diventa vicino ciò che è direttamente collegato e ad orari compatibili con il tuo programma.

Il Lussemburgo l'avevo puntato, perché non ci ero mai stato, ma sarei andato dovunque mi fosse risultato agevole e nuovo per me.

Fino a quel punto, più o meno, abbiamo rispettato il programma. Dopo abbiamo totalmente improvvisato. Siamo andati a finire a Berlino. E poi ancora in Austria (attraverso la quale avevo già transitato dalla Slovenia) a Innsbruck. E infine siamo tornati a Roma. Direttamente da Innsbruck? Ovviamente no, perché un collegamento diretto non c'era: siamo dovuti tornare a Monaco di Baviera per prendere un bus notturno diretto a Roma. Bus che avrebbe comunque sfiorato Innsbruck senza fermarsi. Un grafo controintuitivo che mi ha salvato la vacanza.

E con gli hotel? Li abbiamo prenotati con poco anticipo, a volte anche il giorno stesso dell'arrivo. In due casi su quattro (Lubiana e Berlino) ho anche trovato delle buone occasioni. Ma non me ne vanto, perché capisco che sono dovute al periodo particolare. Io ci ho guadagnato, è vero, ma ciò è sintomo del fatto che la categoria è in difficoltà. Soprattutto perché ho viaggiato in alta stagione. Spero di dover tornare a prenotare con buon anticipo: significherebbe che questo periodaccio è ormai alle spalle.

Entrata del castello di Bled
Entrata del castello di Bled

Tuttavia, ad un certo punto devo essermi fatto prendere la mano da questa nuova modalità di affrontare i viaggi. Oggi è molto semplice, abbiamo una fonte infinita di informazione anche mentre siamo in giro: internet. E in paesi avanzati come quelli europei, internet solletica la tua pigrizia: hai in tempo reale foto, itinerari, percorsi più rapidi, prezzi, orari. Avevo già provato ad affidarmi al mio smartphone l'ultima volta che ero stato in Giappone, nella zona di Fukuoka. Aveva funzionato. E allora questa volta avevo deciso di fare lo stesso per tutta la vacanza. In sintesi, non ho fatto i compiti come un bravo studente e sono partito poco informato.

Questa tecnica ha tanti vantaggi, non solo quello dell'abbandonarsi alla pigrizia. Ne confesserò uno poco signorile. A volte mi capita di arrivare davanti ad un'attrazione turistica, ad esempio una chiesa, ed arrestarmi davanti alla cassa per il pagamento dell'ingresso. Se il prezzo mi pare un po' troppo alto, esco dalla chiesa e la “visito” prima dal mio smartphone. Lo so, si perde la vibrazione data dall'aspettativa, ma più di una volta mi ha consentito di valutare che lo spettacolo non valesse il prezzo del biglietto. E qui non mi impietosisco nemmeno davanti al periodo nefasto: a volte i prezzi di ingresso sono spropositati rispetto alla reale offerta. Non voglio fare il “romano de Roma” adesso, dove (se nulla è cambiato) le chiese e basiliche sono ad ingresso gratuito. E non sono certo edifici qualsiasi. Come dite? Ho appena fatto il romano? Ah, ok. Pazienza...

Ma ho notato che non sono il solo a fare queste valutazioni. Mentre ero a Bled, mi sono seduto un attimo con mia moglie su un muretto all'ingresso del castello. Forse sono stato sfortunato io, ma ho osservato che più della metà delle persone facevano la salitina che portava alla biglietteria e riscendevano giù due minuti dopo. Una visita un po' troppo rapida, sospetto. Ma immagino avranno fatto i loro calcoli quando hanno fissato il prezzo. Lo spero, almeno.

Tuttavia, questo affidarsi alla tecnologia ha anche dei limiti. Consente flessibilità estrema, è vero, ma senza un minimo di organizzazione si perde in efficienza. Io quando viaggio purtroppo ho già una data di ritorno che devo cercare di rispettare. Pertanto cerco di non sprecare il tempo di viaggio, a meno che non decida coscientemente di farlo. Ma la cosa peggiore è che si rischia di prenderci gusto.

Casemates du Bock in Lussemburgo
Casemates du Bock in Lussemburgo

E infatti l'ho pagata.

Vicino a Postumia c'è un castello interessante, incastonato nella roccia: quello di Predjama. E no, non ho una foto da mostrare, perché non ci sono stato. Cos'è successo? É successo che una volta arrivato alle grotte di Postumia, ho scoperto che la navetta, che solitamente collega le due attrazioni in alta stagione, quest'anno non è disponibile. Non sarà l'unica cosa che perderò durante il viaggio a causa dell'attuale pandemia, ma è quella che mi ha colpito di più (insieme alla chiusura delle Casemates du Bock in Lussemburgo). In altri tempi, avrei forse condiviso un taxi con altri turisti nella stessa situazione oppure ci sarebbero state buone possibilità di trovarne qualcuno in auto, che si sarebbe offerto di darci un passaggio di 10km. Ma in questo periodo non è possibile farlo e sarebbe anche indelicato chiedere. Perciò mi sono affidato al mio smartphone, come sempre. Che una soluzione me l'ha trovata!

Un bus, che non mi avrebbe portato proprio al castello, ma ad un chilometro di distanza: non male. E allora tutti contenti ci siamo fermati un attimo a mangiare velocemente qualcosa. Non abbastanza velocemente: abbiamo perso quel bus per una decina di minuti, ma consapevoli di farlo. “Va be', prenderemo il prossimo.” ho pensato. E ho pensato male, perché “il prossimo” sarebbe stato il mattino successivo. Avremmo potuto ancora cercarci un taxi (cerco di evitarli per contenere il budget), ma era già pomeriggio inoltrato e alla fine abbiamo rinunciato, per tornare a fare altro a Lubiana.

Street Art a Lubiana
Street Art a Lubiana

Lezione imparata. Per il resto del viaggio, avrei ricominciato a documentarmi un minimo, a mediare tra pianificazione e improvvisazione. E forse manterrò questa modalità anche in futuro. In viaggio, come nella vita, chissà.

Fiume Inn a Innsbruck
Fiume Inn a Innsbruck

È bello mettersi ad osservare l'acqua che scorre, come in questa foto scattata a Innsbruck. È interessante anche vederla salire, ma comprarsi un paio di braccioli per nuotare non fa male. Almeno un ombrello. Magari un gommone gonfiabile. Fastidio non darebbe.



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