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Se io fossi una Roccia Bianca




Questo è un articolo della serie #20Again: in questi testi non intendo consigliare a nessuno di mettersi in viaggio, né voglio convincere le persone a stare a casa. Molto banalmente e in generale, racconterò le mie esperienze e condividerò i miei pensieri, senza la presunzione di voler indirizzare quelli di altre persone. Sono fermamente convinto che ognuno possa decidere per sé stesso, attraverso i propri parametri di valutazione. Inoltre, durante i miei viaggi, ho rispettato sempre tutte le restrizioni e le regole locali, su cui ho costantemente provato a informarmi preventivamente.

Lago di Bled
Lago di Bled

Ho viaggiato.

Ho toccato cinque paesi in meno di due settimane.

Coi mezzi pubblici: bus locali, bus a lunga percorrenza, bus notturni, metropolitane, tram, treni.

Non ho preso taxi, perché in Europa sono oltre il mio budget. Non ho preso aerei, per timore che i voli venissero cancellati. E non ho preso navi o traghetti, semplicemente perché non ne ho avuto occasione.

Ho soggiornato in hotel di diverse categorie, anche se sempre con stanza e bagno privato. Tutti gestiti e sanificati in modo diverso. Uno di essi aveva persino la colazione a buffet.

E tutto questo non l'ho fatto nel 2018 o 2019. Ma a luglio del 2020. Nel momento in cui scrivo, sono rientrato da meno di quarantotto ore: pertanto sono ancora in tempo per ammalarmi. Ne sono più che consapevole. Ho corso un rischio maggiore rispetto allo starmene chiuso dentro casa. E forse un po' più alto anche rispetto al condurre una vita quasi normale nella città in cui vivo o al viaggiare in prossimità e con mezzi propri.

Ma in questo articolo non intendo tanto parlare del quando, del dove o del come ho viaggiato. In questo post proverò spiegare il perché l'ho fatto, in un periodo in cui sembrerebbe sconsigliato farlo.

Ma forse è opportuno che spieghi prima perché quest'articolo farà parte di una serie che ho chiamato #20Again. Be', è molto semplice: in realtà non ho più vent'anni, ma ho viaggiato con mia moglie come se fossi tornato parecchio giovane. E forse anche di più: abbiamo viaggiato come non avevamo fatto mai, con pochissima organizzazione, nessuna prenotazione con largo anticipo e un itinerario solo abbozzato e suscettibile di modifiche all'ultimo momento. Come poi infatti è avvenuto, ma ne parlerò un'altra volta.

In partenza da Roma

Mi rendo conto che questo non risponde al perché l'ho fatto. Confesserò che ci ho messo un po' di tempo persino io a capirlo. Quel venerdì sera siamo partiti perché volevamo farlo, avrei potuto dire semplicemente così, senza troppi dettagli.

Ma ricordo benissimo quel fremito che ho avuto, pur non essendo in un posto speciale. Anzi, lo avrei definito persino un po' deprimente, in altri tempi. Ad un certo punto questo neoventenne si trova ad attraversare il piazzale dell'autostazione di Roma Tiburtina. Si ferma per un istante, abbraccia tutto l'asfalto con lo sguardo. Ci sono persone con le valigie, altre che mostrano il loro biglietto. Ci sono gruppi di adolescenti elettrizzati, perché stanno per andarsene tutti insieme in Puglia. Ci sono i grossi bus che si spostano lentamente. Alcuni arrivano, altri partono. E c'è pure qualche sbandato, come sempre se ne trovano nei luoghi di scambio. Ma, in una sola parola, c'è vita. E ci sono due ragazzi che stanno per partire con tante incognite, anche se solo per una piccola avventura confinata al comfort occidentale. Dopo tanti mesi, mi sono sentito veramente vivo.

E questo è stato un primo indizio, un impulso emotivo. Che potrebbe anche essere sufficiente, ma a me non bastava.

Sapevo che c'era anche la volontà di studiare come i diversi paesi europei stanno ripartendo dopo lo tsunami sanitario che si è riversato su di loro. Osservare gli approcci diversi, i regolamenti, i comportamenti delle persone. Almeno nei pochi luoghi che sarei riuscito a toccare in pochi giorni. C'era quindi anche la curiosità di vedere le cose con i miei stessi occhi, pur non avendo la pretesa di elevare le mie osservazioni a statistica. E c'era anche una sincera partecipazione emotiva ad un contesto internazionale a cui sento di appartenere.

Insieme a Lubiana

Volevamo forse anche dimostrare a noi stessi (e, ribadisco, solo a noi stessi), che potevamo provare a vivere normalmente la nostra vita. Come ha spesso sottolineato anche mia moglie. Forse è proprio questa la fregatura del #20Again: è solo un rinnovare la gioventù, una finzione. Perché ventenni davvero non lo siamo più. E ci collochiamo in quella fascia d'età in cui ancora sei ancora sufficientemente giovane per fare tutto, ma cominci a pensare di non esserlo abbastanza per rimandare.

E allora si parte! Subito col botto! Bus notturno, con una giornata intensa davanti a Trieste, senza alcun albergo prenotato. Così che abbiamo dovuto portare gli zaini in giro per tutto il giorno. E, lo ammetto, è stato faticoso. Non so se sarei riuscito a farlo per tutta la vacanza.

Ed è stato già dalla prima sera che ho ricevuto un premio, che ho conquistato grazie alla stanchezza. Dopo tanto tempo, finalmente mi sono addormentato in un attimo e mi sono svegliato solo il mattino successivo, qualche minuto prima dell'orario fissato sulla sveglia. Un riposo benefico e un risveglio naturale. Con la sensazione di essere pronto a scoprire il mondo. Così è stato per quasi tutti gli altri giorni del viaggio. Ora qualcuno potrebbe ammonirmi dicendomi che, se mi spaccassi la schiena otto o più ore al giorno, magari con qualche lavoro bello pesante e poco gratificante, la sera sarei anche più stanco e dormirei ancora meglio. Forse è vero che cadrei nel sonno altrettanto profondamente, ma non sarebbe la stessa cosa. Perché la stanchezza di cui parlo io non è quella generata dal logorio quotidiano, non quella che ti porta a nasconderti dal mondo. La stanchezza dei viaggi è quella che ti fa dimenticare le problematiche di tutti giorni, che ti fa chiudere due occhi che ancora riflettono lo splendore della giornata passata, con l'aspettativa di momenti altrettanto luminosi per quella successiva. Penso che ci sia dormire e dormire, insomma. Un po' come lo penso per il vivere.

Berlino - East Side Gallery

Ma ho dovuto attendere qualche giorno per capire veramente perché mi ero messo in viaggio. Ed è successo dopo che sono andato a visitare le Grotte di Postumia, dopo che mi sono ritrovato davanti al “Brillante”. Chi è il Brillante? Il Brillante è una stalagmite bianca, ancora in (lentissima) evoluzione. È un po' considerata il simbolo delle Grotte di Postumia e per questo le è stato concesso un suo nome proprio. Per arrivare allo stato attuale della formazione ci sono voluti circa centomila anni, è stato stimato. Tale è la pazienza che ha la natura nelle suo opere di mutamento!

Grotte di Postumia: il Brillante
Grotte di Postumia: il Brillante

E allora mi viene da pensare che...

Se io fossi una roccia bianca, il tempo non sarebbe un problema per me, perché l'orizzonte temporale sarebbe tendente all'infinito.

Se io fossi una roccia bianca, potrei anche starmene fermo ad attendere la progressiva sedimentazione. Mi accrescerei, mi trasformerei senza dover fare nulla.

Se io fossi una roccia bianca, prima o poi qualcuno mi scoprirebbe anche standomene fermo. E verrebbero le persone ad ammirarmi da tutto il mondo. E anche qualora non accadesse, anche se rimanessi nascosto per sempre nelle viscere di questo pianeta, non me ne importerebbe proprio nulla.

Ma il fatto è che io una roccia bianca non sono. Sono solo un ordinario essere umano. Non ho centomila anni davanti a me: un paio di anni sono già una porzione di esistenza non trascurabile per un essere che ha la mia fragilità. Non essendo una roccia bianca, stando fermo tutto il tempo non mi accrescerei di certo. Mi trasformerei lo stesso, ma nel mio caso sarebbe molto probabilmente in peggio. Inoltre, nessuno verrà mai ad ammirarmi, lo so. Sono ben nascosto al mondo anche sotto la piena luce del sole.

Questo è ciò che sono ed è per questo che viaggio. A ciascuno la propria natura.



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