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Danubio Ucraino, ultimo Giorno d'Estate




No, il titolo non si riferisce alla data odierna, successiva alla metà di settembre. E no, non sono stato in Ucraina nel 2020. Devo riavvolgere i miei ricordi, ma non di molto. Di un anno appena. Siamo ad agosto 2019.

E siamo ad Odessa, in Ucraina. Che non è la mia città preferita nel paese. Abbastanza elegante e curata nel centro, piena di locali per la vita notturna. E spiagge non molto più in là. Insomma, non esattamente il posto più adatto al mio modo di viaggiare. Eppure anch'io un bagno nel Mar Nero me lo sono fatto. Che io ricordi, ad oggi rimane la mia ultima immersione in mare. Anch'io una birra la sera, nei pressi del teatro dell'opera, sono andato a sorseggiarla. Ma poi avevo bisogno di altro.

Per questo mi incuriosisco di un'escursione a Vylkove e, in generale, al Delta del Danubio, condiviso da Ucraina e Romania. Nel mio caso, sono rimasto nel solo lato ucraino. Decido di prenotare: lo faccio via email, ma per il pagamento devo sempre recarmi dalle parti del teatro dell'opera. Individuo il tour operator senza difficoltà e dico che dovrei pagare per il tour che parte il giorno dopo. Già il tizio che ho incontrato non parlava un grande inglese, ma almeno riesce ad informarmi che nel tour l'inglese non ci sarebbe stato proprio. Perché in pratica l'unico gruppo in programma sarebbe stato uno composto da soli russi. Prendere o lasciare. Non ci siamo scoraggiati: abbiamo solo chiesto che non ci abbandonassero sul Danubio e che l'accompagnatore almeno si ricordasse di noi.

Odessa: retro del teatro dell'opera
Odessa: retro del teatro dell'opera

“Riesce a usare qualche parola in inglese? Alle 11:00 qui. Oppure: salite sul bus. Scendiamo. Bagno lì. Adesso pranzo. Ok?” Mi hanno assicurato che avrebbe gestito almeno queste cose. Appuntamento il giorno dopo, prestissimo, davanti alla stazione ferroviaria principale.

E adesso come trovo l'accompagnatore? Non ricordo se avesse con sé qualche segno distintivo del tour operator, ma sicuramente rammento che sono andato in cerca di assembramenti per individuarlo. Eh, già. Nel 2019 si poteva fare. In qualche modo, troviamo questa biondina un po' paffutella, che non capirò mai se sia ucraina o russa. E che qualche parola in inglese la conosce, quantomeno. Così da poterci dare le indicazioni necessarie. Solo che il gruppo non è poi così piccolo e abbiamo bisogno di altri punti di riferimento per riconoscere la nostra appartenenza.

Ed è qui che arriva Neko Neko!

Chi è Neko Neko? È una ragazza appena affacciatasi alla vita adulta, che viaggia con la madre. Con una particolarità: ha dei bellissimi capelli, lunghi e multicolori. Naturalmente policromi, intendo. Ed è facilmente riconoscibile in mezzo ad un folto gruppo di russi. Ma si chiama davvero Neko Neko? Non credo, non ho mai parlato con lei e non conosco il suo nome, mi ha solo fatto da punto di riferimento. L'ho ribattezzata Neko Neko perché mi ricordava la gatta dei miei genitori, anche lei con varie tonalità cromatiche nel pelo. “Neko” in giapponese significa “gatto”.

Souvenir ucraino
Souvenir ucraino

Quindi dico a mia moglie: “Mi raccomando, puntiamo a seguire la guida o Neko Neko. E speriamo di essere fortunati.” Sì, perché quando viaggiamo con tante persone solitamente puoi trovarci in coda al gruppo. Non è che lo facciamo di proposito, ma alla fine navighiamo lentamente verso gli ultimi posti perché ci attardiamo a scattare le foto. E poi è tutto un rincorrere. Lo anticipo subito: più che Neko Neko, sarà la nostra bionda accompagnatrice a tenerci d'occhio, avendo l'incarico di chiudere il gruppo. A precederlo sarà un'altra guida, che fornirà tutte le dovute spiegazioni. In russo.

La strada verso Vylkove non è breve. Per questo passo un po' di tempo col mio smartphone, invece di guardare costantemente dal finestrino. Ma ad un certo punto sono costretto: il segnale ucraino cade e il mio telefono si aggancia ad una rete diversa, per cui il roaming dati mi è impossibile. Mi giro verso il vetro del bus e scorgo di sfuggita un paio di militari, poi proseguiamo per una strada abbastanza dritta e anonima. Dura pochi minuti, il segnale ucraino ritorna e si prosegue verso la nostra destinazione. Che strano!

Facciamo una breve sosta, non ricordo dove. Forse è proprio in prossimità di Vylkove. Qui ci fermiamo a comprare un piccolo souvenir da una vecchina che realizza (o rivende) bamboline vestite in abiti tradizionali. È importante? No, ma solo per dire che alla fine la vecchina quattro parole in inglese per vendere le aveva imparate. Per non sbagliarsi, però, mi ha mostrato il prezzo sulla calcolatrice. Risalgo sul bus soddisfatto dell'acquisto.

Chiesa a Vylkove
Chiesa a Vylkove

E finalmente arriviamo a Vylkove. Ma cos'è Vylkove? È una cittadina in prossimità del Delta del Danubio, sviluppatasi con una serie di canali più piccoli o più grandi. Non aspettatevi Venezia, però. Qui le dimensioni sono molto più contenute, la componente naturale ancora riesce a competere con quella antropica. E poi, non so come dirlo... Forse mi è sfuggito qualcosa della spiegazione in russo della guida, diciamo tipo il 100%. Ma ad agosto io di canali navigabili ne ho visti ben pochi. Sì, a parte quelli grandi, ho trovato il livello dell'acqua piuttosto basso. Ma non conosco il sistema di canalizzazione che c'è dietro, quindi non sono in grado di dare una spiegazione. A meno che non vi accontentiate del russo che non ho compreso...

Vylkove #1
Vylkove #1

Vylkove #2 - Un gatto ci sta sempre bene
Vylkove #2 - Un gatto ci sta sempre bene

Però c'è una bellissima estate che ci circonda, che avvolge il verde della vegetazione, che crea riflessi sulle acque del fiume, briose anche quando un po' limacciose. E il sole si incunea nelle aperture lasciate dalla tela del fogliame, va a sbattere sui capelli di Neko Neko, creando effetti quasi caleidoscopici.

Vylkove #3
Vylkove #3

Così poi ci caricano su un'imbarcazione, per presentarci finalmente al fiume. Anche qui, la guida ha parlato per diversi minuti senza che capissi una parola. Ma una domanda mi è rimasta dentro e mi sarebbe piaciuto avere risposta. Dall'altra parte del fiume iniziava la Romania? O eravamo forse su un canale secondario completamente contenuto all'interno dell'Ucraina?

Navigando verso il Delta del Danubio
Navigando verso il Delta del Danubio

I dubbi me li sono fatti passare al momento del pranzo. Ci hanno portati in un posto sicuramente turistico, ma che almeno era stato predisposto per apparire tradizionale. Alimenti di prossimità, dal pesce al vino. Questo non l'ho imparato dalla guida, naturalmente, ma era quello che diceva la pagina del loro sito in inglese. In ogni caso, ho gradito tutto con gusto. Persino io, che il pesce tendo sempre ad evitarlo per preferenza personale.

Pranzo sul Danubio: cucina
Pranzo sul Danubio: cucina

Pranzo sul Danubio: tavoli
Pranzo sul Danubio: tavoli

Ma l'aspetto migliore è stato trovarsi ad un tavolo con altri cinque o sei russi, che anche se non parlavano inglese, ci si capiva a gesti. E mentre l'alcool andava giù, ci si capiva ancora meglio. C'era poi uno che qualche parola in inglese riusciva ad abbozzarla e ha provato a scambiare quattro chiacchiere. Ho capito poco, ma quanto bastava per notare che mi aveva invitato a rinforzare il vino già buono con la bevanda incolore che lui si era portato da casa. Probabilmente ad altissima gradazione alcolica. Non dovevo guidare, ma ho declinato l'invito, facendomi scudo del caldo del primo pomeriggio come scusa. Oggi rimpiango non tanto di aver rifiutato, ma il fatto che ad oggi non potrebbero mettermi a condividere pane e bevande con degli sconosciuti.

Pranzo sul Danubio
Pranzo sul Danubio

E poi avevo un motivo migliore per non fare da compagno di bevute. Ci hanno pensato i bambini a ricordarmelo. Sì, perché al ristorante ci siamo arrivati via fiume. Sì, perché appunto c'era una piccola banchina in legno per attraccare. Ed era anche il luogo ideale per tuffarsi nel fiume, con le dovute attenzioni al passaggio delle altre imbarcazioni. I bambini, dicevo, quelli non se lo sono fatto ripetere due volte. Hanno mangiato di corsa e ancora più velocemente si sono tuffati in acqua. Persino Neko Neko non ha resistito ed è andata ad inzuppare la sua chioma variopinta. E io, che forse sono il più bambino di tutti, come avrei potuto trattenermi? Anche di questo ero informato, avevo viaggiato tutto il giorno con il costume da bagno sotto agli altri vestiti.

Un tuffo nel Danubio - Sì, quello sono io
Un tuffo nel Danubio - Sì, quello sono io

Eccola qui l'estate, che sbriciola tutti i contegni da adulto, che ti coccola nel suo calore, che ti tenta con una promessa di ristoro fatta di schizzi e immersioni. Vi risparmio la foto di me che mi lancio: ho già pochi lettori e non vorrei perdere anche quelli. Ma mi percepisco ancora nell'aria, mentre attendo il delicato impatto con la superficie del fiume.

“Piacere, Danubio. Finalmente ci conosciamo sul serio.”

Danubio: Delta 0km - #1
Danubio: Delta 0km - #1

Mi si presenta in tutta la sua maestà, fino al suo “Delta 0km”. Quante ne hanno viste quelle acque? Dalla Foresta Nera in Germania, a girare per mezza Europa, attraverso le sue capitali. In quante lingue hanno sentito sussurrare frasi d'amore? Quante sono le lacrime delle persone che le hanno accresciute? E quante piroette di bambini, come quelli tuffatisi poco prima (me compreso), le hanno sospinte fino alla foce?

“Arrivederci, Danubio. Proverò a tornare.”

Danubio: Delta 0km - #2
Danubio: Delta 0km - #2

Risaliamo sul bus. Questa volta scopro perché ad un certo punto cade il segnale ucraino. Siamo sulla strada M15, nei pressi di Palanca, in Moldavia. Cioè, sono a tutti gli effetti in Moldavia, a destra come a sinistra, ma la giurisdizione della strada rimane attribuita all'Ucraina. Ed ecco spiegati anche i militari. Adoro l'Europa orientale!

Tramonto su strada

Così si spegne la giornata, così si spegne l'estate. Forse in Ucraina, forse in Moldavia, chissà. L'estate, quella vera, quella che ti spedisce indietro di tanti anni, in prossimità dei territori quasi dimenticati della spensieratezza. Nel 2020 non è tornata, non era possibile. L'attenderò. Con un mazzo di raggi di sole, bramosi di sfracellarmisi sul volto. Forse in Italia, forse altrove, chissà.



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