Header
      of the website

👉 English UK Flag

Special Altyn Arashan




Il problema di quando mi chiedono "Ma tu, Stray, come li organizzi gli itinerari?" è che non posso rispondere "In modo studiato e fortuito." Anche se sono vere entrambe le cose.

È così che mi ritrovo a percorrere un paradiso per trekker... In auto... Modello probabilmente sovietico. Giudicate voi dalle foto.

Insomma, il mio itinerario kirghiso prevede una giornata all'Altyn Arashan da Karakol, frutto di diversi taglia e cuci nell'organizzazione e nella consultazione con vari interlocutori locali. In altre parole, non ci ho capito quasi nulla.

Altyn Arashan #1

L'Altyn Arashan è un percorso nemmeno troppo difficile che si fa in circa cinque ore, ora più, ora meno. È ciò che ci vuole per raggiungere le terme, situate a oltre 2500 metri di altitudine. Questo però l'ho scoperto solo andandoci. Prima della partenza sapevo solamente che era un posto di montagna, che fa solitamente freddo, che ci sono le terme, che non prende il cellulare. E che sarei salito su con un “veicolo speciale”.

Da qui, mille paranoie e qualche incomprensione col mio contatto locale, convinto che avrei pernottato una sera in una delle guesthouse. “Ho bisogno di tempo per prenotare. Lì hanno solo il telefono satellitare.” “Sì, ma noi non dobbiamo pernottare. Rientriamo a Karakol.” “Sei sicuro? Comunque lì la sera fa molto freddo, portatevi vestiti pesanti.” “Ok, ma non staremo la sera.”

Poi ho capito perché fosse tanto strano. Credo di essere uno dei pochi che è salito fin lassù solo per andare alle terme e fare un po' di foto della vallata. Turista lamer in purezza. Mentre vedevo gli altri sudare, più o meno, per salire fin lassù e godersi poi il paesaggio per tutta la giornata.

Altyn Arashan #2

Cominciamo però dal sudare: quest'avvertimento sul freddo, mi ha messo in allerta da prima della partenza e ha condizionato la preparazione dei miei bagagli. A fine agosto il mio contatto mi scrive “Occhio, ché a Karakol ha nevicato. È anomalo, ma ha pur sempre nevicato.” Fine agosto! Ok, poi ho controllato con le webcam: era poco più di una spruzzata, ma pur sempre neve a fine agosto! Cosa troverò ad ottobre? Bufere di neve? Strade interrotte? Riuscirò ad arrivare almeno a Karakol, dovendo poi rinunciare al mio ignoto ed irraggiungibile Altyn Arashan?

Insomma, mi preparo per la Siberia, ritrovo Roma di metà autunno. Gente a maniche corte nel sole meridiano. Nemmeno un centimetro di neve, se non sulle vette lontane, che anche lo sguardo fatica a raggiungere. Climate change? Global warming? Non lo so, sicuramente caldo anomalo e gran botta di c... di fortuna, con coscienziosa riflessione, condita da sapida ecoansia che... “Lasciamo le giacche in macchina! Si sta da Dio qui!”

Se esiste una divinità del caldo, credo mi voglia piuttosto bene.

Continuiamo con la preparazione. Il percorso, fatto da trekker con le gambe degli altri, non mi è sembrato troppo complicato. E presumo che forse io e mia moglie avremmo potuto farcela. Non lo saprò mai e non intendo scoprirlo. Ma farlo andata e ritorno nella stessa giornata sarebbe stato solo uno sforzo fisico mal ripagato. E poi, le scarpe. Le scarpe da trekker che non avevo. Forse le mie sarebbero andate bene, ma chissà...

La loro mancanza mi aveva già limitato un paio di giorni prima al canyon Kok Moinok. Tanto che un mio caro amico, molto più avventuroso di me, mi aveva detto: “Il fatto che tu non avessi le scarpe, dimostra che tipo di viaggi da principiante tu faccia.” Ora, però, sostituite la parola “principiante”, con un qualsiasi termine omofobo vi venga in mente. E, se volete, disgustatevi. Ma siamo pur sempre cresciuti nella provincia romana negli anni '80 e '90: età e luogo richiamano per alcuni un certo gergo.

Canyon Kok Moinok
Canyon Kok Moinok

La mattina in hotel, a colazione, incontro una coppia spagnola vestita in modo tecnico. Ci scambio quattro chiacchiere, ma senza scoprire che per quel giorno abbiamo la stessa destinazione. Li vedrò poi salire, seduto “non” comodamente sul mio mezzo sovietico. Ed è in fondo del mezzo che mi preme parlare!

Lo so, lo so, ho affermato più volte (tra cui qui), di essere un tipo da meta, più che da viaggio. Ma questa volta il secondo è stato divertente quanto il primo. Il Mario dell'auto normale ci porta all'inizio della camminata. Io gli autisti li chiamo sempre Mario, perché così si chiamava il primo che ci ha scarrozzato per qualche giorno. Lì incontriamo l'autista del famoso “veicolo speciale”, un signore che si avvia alla sessantina. Questo secondo Mario diventerà il mio eroe della giornata, il mio Nuvolari dai tratti orientali.

Special Mario ci invita a salire sul suo fuoristrada, che forse ha visto sempre la stessa strada, ma di anni deve averne visti parecchi. Ci fa accomodare dietro, ma è il davanti a catturare la mia attenzione. Leve e comandi mai visti, volante molto simile a quello dei camion, indicatori e spie di un po' di tutto, persino della nostra eccitazione interiore. Naturalmente Special Mario e Normal Mario non parlano inglese, se non pochissime parole. Una costante nel mio viaggio kirghiso. Con difficoltà rafforzata dall'assenza di segnale internet per le traduzioni.

Altyn Arashan #4

Si parte, la strada sembra piuttosto dolce. Special Mario è concentrato, ma rilassato. Nemmeno dieci minuti e incontriamo gli spagnoli, che hanno appena iniziato a salire. Mi viene voglia di invitarli sul fuoristrada. Probabilmente avrebbero rifiutato ma, anche bussando sui vetri, non ci notano. Li rivedrò a destinazione, proprio all'inizio della nostra discesa. Sì, perché anche in auto, mi avevano detto, sono tre ore a salire e una mezz'ora in meno a scendere. Special Mario, lo so, per te ciò è un insulto!

Il nostro autista supera i ragazzi e continua per la sua strada. Il problema è che, dopo un po', la strada non esiste. Da sterrata diventa sassosa o addirittura interpretabile. Special Mario non fa una piega, lui il percorso è in grado anche di inventarselo. Si inizia a ballare, ma non ci sono assistenti di volo ad avvertirci della turbolenza. Si salta, come sul tagadà di quella famosa provincia romana della mia fanciullezza.

Altyn Arashan #5: interno chiesa

Una ventina di minuti e raggiungiamo una donna che cammina in solitaria. A questa non dobbiamo nemmeno chiedere, è lei a chiederci un passaggio. Che concediamo volentieri. Una pratica signora coreana, anche lei dall'inglese quasi inesistente. Ma tanto non lo parla nessuno lì...

Altyn Arashan #6

Special Mario prosegue, su terra, acqua e sassi. È indemoniato al volante, è una sterzata continua, i suoi muscoli cantano insieme al motore, sembra disegnare curve che anelano a quel cielo azzurrissimo. Un ringraziamento anche alla divinità del bel tempo. E la coreana, seduta davanti, dà una testata sul tettuccio. Tanto che Special Mario le indica una maniglia a cui appigliarsi. È la turbolenza, baby.

Altyn Arashan #7

Ma, colpo di scena! Lo specialissimo veicolo sovietico si ferma! Siamo appiedati! E proprio a metà percorso. Già mi figuro di dovermi fare diversi chilometri avanti o indietro. Ma Special Mario non si scompone: “Photo.” ci dice. Cioè, il tempo che voi turisti vi fate una foto, io la rimetto in moto. E così avviene. Si riparte.

Ed è di nuovo tagadà, nel verde e nell'azzurro, senza musica, se non quella degli ammortizzatori.

Altyn Arashan #8

Il percorso diventa più scosceso, forse unico tratto duro anche a piedi. Il fuoristrada sale, arranca, si piega, ci fa emozionare e un po' spaventare, ma continua la sua marcia. Poi si ferma di nuovo, ma noi ci fidiamo di Special Mario. La coreana continua a piedi, visto che non mancava molto. Noi attendiamo il nostro autista in un punto ideale per le foto. Ci mette qualche minuto in più, ma riparte. E dopo è molto più semplice portarci alle terme.

Altyn Arashan #9

Potrei anche chiuderla qui, parlando del bagno termale, buttando lì qualche foto. Siamo stati benissimo, per qualche ora. Ma il punto è che qui non è finita. Cosa mi avevano detto? Tre ore per salire? Special Mario ci ha portato su in poco più di due ore, guasti compresi. Voglio vederlo a scendere.

Altyn Arashan: terme
Altyn Arashan: terme

E ce lo farà vedere di nuovo. Una volta salito su, noto che ci sono altri veicoli. Ma non sono come il nostro. Sono nuovissimi, rifinitissimi, elettronicissimi e gridano “Sono io il capoautobranco!” E sono proprio gli stessi che tenteranno di scendere prima di noi, arrivando però molto più tardi.

Altyn Arashan #11

Dove potrà averli mai superati il nostro autista, per dei sentieri che nemmeno esistono? Giù in poco più di un'ora e mezza. A Special Mario non servono le strade, lui può immaginarle, lui distende tappeti nel cielo.

Altyn Arashan #12



Ti potrebbe piacere anche:

Malaysia island featured photo
Da Malacca a chissà dove
Danube Delta featured photo
Danubio Ucraino, ultimo Giorno d'Estate
Road Trip featured photo
Sì, ok il Viaggio, ma la Meta?