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Il mio Cimitrul Vesel




No, Stray, davvero... Ma veramente ti sei fatto oltre sei ore di treno per andare a vedere un cimitero?

Sì, ma quelle sono solo quelle dell'andata. Ce ne devi mettere altrettante per il ritorno. In più, sai, piovigginava pure. E lo sapevo già da prima. Di fatto la visita è durata circa venti minuti, non essendo il posto troppo grande. Ma ne è valsa la pena. Perché quello non è un cimitero come gli altri.

Quello è il Cimitrul Vesel, il Cimitero Allegro.

Cimitrul Vesel #1

Che si trova nella regione di Maramureș, in Romania. C'è altro da vedere nei dintorni, ad esempio dei bellissimi monasteri, come quello di Bârsana. Ma non voglio prendere in giro nessuno: io ci sono andato per il cimitero.

Mi sono messo su un treno da Cluj fino a Sighetu Marmației. E mi sono goduto pure quello, anche se poi ho scoperto che in bus avrei risparmiato un po' di tempo. Ho osservato il paesaggio mutare lentamente, mi sono sorpreso quando il treno si è fermato in una stazione che si trova praticamente in mezzo al bosco: Fiad. Ci ho provato, ma non sono riuscito ad intravedere una strada d'accesso (probabilmente ce n'è una). Lì, il capostazione e un paio di cani. Praticamente un guardiano del faro. E poi ho continuato fino quasi al confine con l'Ucraina, tanto che ad un certo punto il mio smartphone si è agganciato su una cella dall'altra parte. Circa 7 euro di spesa per pochi secondi. Così che ho anche imparato che non devo lasciare la scelta automatica della rete nelle impostazioni. Ma oltre tutto questo, avevo in mente la visita del giorno successivo al Cimitrul Vesel.

Cimitrul Vesel #2

Perché così tanto interessato ad un cimitero? E perché il cimitero lo hanno realizzato allegro? Io non avevo guide che mi dessero spiegazioni, perciò ne so quanto chiunque potrebbe trovare da una rapida ricerca online. Cioè che il Cimitrul Vesel di Săpânța si è originato nella prima metà del XX secolo, prendendo spunto da antiche tradizioni, che dipingevano la morte come un evento allegro. Perché avrebbe condotto il defunto ad una nuova vita nell'aldilà, migliore della precedente. Sapevo anche che i dipinti e gli epitaffi sono ispirati alle vite dei defunti, a volte anche con iscrizioni di tipo umoristico.

Bene. Questo è ciò che sapevo e che so tutt'ora. Ciò che non sapevo, invece, è che la parte migliore della visita è nata dalla consapevolezza di non sapere. Cioè, adesso so che non sapevo che spesso è meglio non sapere. E questo perché?

Perché dove finisce la conoscenza, subentra l'immaginazione.

Cimitrul Vesel #3

In questo caso l'immaginazione ha ricevuto un grosso aiuto dalla lingua: il rumeno è una lingua neolatina, anche se ha molte influenze slave. Ciò significa che, essendo italiano, posso intuire alcune parole leggendola. Tutto il resto, viene compensato in modo assolutamente imprevedibile dall'immaginazione. Soprattutto quando hai una tomba dipinta, con una scena di vita abbozzata.

Così, ho potuto rivivere l'esistenza di contadini, di madri di famiglia indaffarate, ma anche di professionisti, di impiegati, di soldati e persino commuovermi davanti alle tombe di bambini, spesso ritratti nel loro momento più puro e più identificativo: quello del gioco. E poi c'era la signora raffigurata vicino alla Tour Eiffel. In quel momento ho pensato che visitare Parigi, o forse trasferirsi lì, sia stato il suo sogno. La mia anima mi ha suggerito che ci è riuscita.

Ma la mia sorpresa è stata ancora più grande quando mi sono accorto che alcune delle tombe non sono dipinte solo nella parte anteriore. Presentano raffigurazioni ed epitaffi anche su quella posteriore. La mia impressione è stata (non è un'informazione verificata) che davanti sia stato dato più spazio alle caratteristiche pubbliche della persona, ad esempio la professione. Ma il retro si fa più intimo, più introspettivo. La gente non viene più ritratta per quello che fa o per ciò che rappresenta, ma soprattutto nei passatempi, nelle passioni. È lì che vengo trascinato via dalle emozioni. In quelle tombe c'è la descrizione totale di ciò che è l'esistenza, del fatto che spesso interpretiamo un ruolo, ma che, in fondo, siamo ciò che amiamo. Quindi, io divento l'impiegato che non vede l'ora di passeggiare con gli amici in una bella giornata di sole. Divento l'elettricista che trae soddisfazione dal giardinaggio. Mi trasformo nella maestra di scuola elementare che nel tempo libero si diletta a suonare il violino.

Cimitrul Vesel #4

Sarà proprio così? O forse sono la violinista che per vivere insegna a scuola? Oppure il giardiniere o (semplicemente) il grande amico di qualcuno, che si guadagna da vivere in qualche modo?

Qualunque sia la risposta, queste persone hanno vissuto. Io che le guardo, sto vivendo. Esisto. Ora ed anche dopo la morte. No, non nel senso di una vita ultraterrena. Non spetta a me congetturare su questo tema. Parlo semplicemente di esistenza materiale. Anche se la materia del mio corpo si disgregherà e si ricombinerà in qualche modo. Tutto è in trasformazione.

Il problema a monte della percezione della morte sta nel fatto che nella maggior parte delle culture questa è vista come contrapposizione alla vita. Cioè, se mi chiedessero di esplicitare il contrario di “alto”, direi “basso”. Se poi continuassero con la parola “vivo”, anch'io senza pensarci troppo direi “morto”. Mentre in realtà penso che sarebbe più corretto dire “inanimato”. Dato che in fondo la morte non è in antitesi alla vita, ne è solo la conseguenza.

Visto sotto quest'ottica, un cimitero allegro ha forse più senso? In fondo celebra una transizione verso una fase successiva, qualunque essa sia. Il Cimitrul Vesel di Săpânța è anche un ottimo strumento per rinvigorire la memoria dei defunti. Rappresenta una dolce (forse edulcorata) presentazione anche verso coloro che non si è riusciti ad incontrare finché in vita.

Cimitrul Vesel #5: interno chiesa

E in tutto questo, potevo forse dimenticarmi di immaginare la mia tomba?

Tomba di Stray Idler al Cimitrul Vesel

Parte anteriore – Immagine: Stray Idler davanti ad uno schermo, presumibilmente in un ufficio, che digita qualcosa su di una tastiera.
Parte anteriore – Epitaffio: Stray Idler faceva l'impiegato. Poco da aggiungere.

Parte posteriore – Immagine 1: C'è sempre Stray Idler davanti ad uno schermo, che digita qualcosa su di una tastiera. Ma stavolta la sua mente viaggia, crea i suoi mondi, viene a volte incatenata da essi. Stray Idler è lì solo col corpo.
Parte posteriore – Immagine 2: C'e poi c'è una seconda scena, dove Stray Idler è davvero in viaggio. Ci sono un'accozzaglia di strutture, dalle Piramidi al Kiyomizu-dera, ma anche laghi, mari, montagne, deserti sabbiosi e salati.
Parte posteriore – Epitaffio: Vecchio o giovane, Stray viaggia di continuo tra i suoi ricordi e tra le parole che ha scritto. Anche da morto.

Cimitrul Vesel #6

Negli spazi vuoti, mi attendo versetti ironici da parte di tutti i miei amici. Dateci dentro, ragazzi!



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