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Nulla in Sospeso




Per incontrare R. bisogna incontrare anche la montagna. E lì l'autobus ti aiuta fino ad un certo punto. Cioè ti lascia sulla via principale, accanto al bellissimo panorama sottostante. La folta vegetazione, le acque termali, tutto quello che a Taiwan non manca. E le montagne, nemmeno a dirlo. Poi però devi imboccare una via secondaria e salire con le tue gambe, se non hai un'automobile. Ci sono delle scale da fare per accorciare un po', che tagliano un paio di piccoli tornanti. Ma rischi di aumentare sudore e fatica. E non sono sicuro di volermi presentare così davanti a R. Tuttavia, dopo una mezz'ora di autobus e circa quindici minuti di camminata, arrivo da lui. Di sotto faccio un cenno di saluto alla signora, abbastanza sorpresa di vedere lì un occidentale. Le dico che non ho bisogno del suo aiuto, perché conosco la strada. E finalmente mi trovo di fronte a R.

Gradini di montagna a Taiwan

“Ciao!” gli dico.

E poi mi fermo per pochi istanti lì con lui. In silenzio. Forse per un paio di minuti, magari appena uno. E me ne vado. In silenzio.

Così, tutte le volte.

D'altronde è così che funzionano i cimiteri, no?

R. ha trovato proprio un bel posto dove far riposare le sue ceneri. Non che l'avesse programmato, come non aveva programmato di morire trentenne, immagino.

Montagna a Taiwan - Acque termali

Ma questo articolo in fondo non parla nemmeno di R., bensì del rapporto che io avevo con lui. Che è stato fantastico: mai uno scazzo, mai un'incomprensione. Be', non abbiamo avuto il tempo di averne, visto che è scomparso dopo meno di sei mesi da quando l'avevo conosciuto. Quante volte lo avevo incontrato di persona? Una soltanto. Ma progettavamo continuamente di farlo in futuro.

E tutto ciò è importante, estremamente importante. Ho fatto in tempo a conoscerne solo i pregi. Sicuramente di difetti ne avrà avuti tanti R., ma io non li ho mai scoperti. Al contrario, posso dire che era una persona molto paziente: ad esempio, tollerava di parlare con me in cinese, nonostante la conversazione sarebbe stata molto più scorrevole se l'avessimo tenuta in italiano.

Perché forse lui era italiano più di quanto mi ci possa definire io. E credo avrebbe voluto anche diventarlo ufficialmente, prima o poi.

È infatti in Italia che l'ho conosciuto. Avevo con lui un'amica in comune: questa persona è stata fondamentale per me. Ha permesso che lo incontrassi, innanzi tutto. Poi ha fatto anche di più. In sintesi, è così che è andata.

Una sera questa ragazza, sempre di Taiwan, era a Roma con delle sue conoscenti. C'era anche R., suo amico dai tempi dell'università. Questa ragazza è abbastanza introversa, non è certo una che mi cerca ogni volta che mette piede a Roma. Ma quella sera voleva presentarmi R., perché sapeva che ci saremmo trovati bene insieme. Mia moglie aveva un altro impegno e quindi non ha avuto l'occasione di conoscerlo. A lei sarebbe piaciuto R. ed era curiosa di incontrarlo. Quindi ci siamo ritrovati tutti in una semplice pizzeria, un italiano e quattro taiwanesi. Che in teoria qualche parola di italiano o inglese la conoscevano tutti, ma la serata l'ho dovuta gestire tutta col mio modesto cinese. Per fortuna, però, c'era R. a darmi una mano quando la mia lingua si inceppava. Dove non arrivavo io a comprendere, provvedeva lui col suo fantastico italiano. Ci sono passato, lettore. Devo dire che tutta una serata da traduttore è abbastanza pesante, specie se è durante un'occasione di svago. Nel suo caso non sembrava, però. Anzi, pareva facesse di tutto per mettermi a mio agio, quasi compiaciuto dell'impegno che anch'io mettevo nell'esprimermi in una lingua molto difficile.

Pizzeria a Roma

Dopo cena ho accompagnato lui e le ragazze alla fermata del mezzo che dovevano prendere. Ho scambiato con R. i contatti e ci siamo detti che ci saremmo rivisti presto. Non è mai accaduto, nonostante lui a quel tempo vivesse in Italia. Ma ci sentivamo via chat molto spesso. DI lui ho scoperto in seguito molte cose curiose: era un esperto di caffè italiano, ad esempio. Aveva pure un qualche tipo di attestato ufficiale. Collaborava con un'importante azienda taiwanese, anche se si trovava in Italia: un impegno part-time, con cui si aiutava a mantenersi, dato che era in Italia per approfondire i suoi studi. Aveva pure una fidanzata, che però era rimasta a Taiwan.

E all'improvviso un giorno R. mi ha comunicato che sarebbe tornato nel suo paese. Ma non come uno che se ne va con la coda tra le gambe: aveva ricevuto un'interessante offerta di lavoro e l'aveva accettata. Così, le nostre promesse di incontrarci si erano spostate di migliaia di chilometri, ma la cosa non mi aveva impensierito più di tanto, perché almeno a Taiwan saremmo stati nella stessa città, cioè Taipei.

Lui aveva iniziato a lavorare e i nostri tempi si erano un po' disallineati per via del fuso orario. Ciò nonostante, magari un po' di meno, continuavamo a sentirci, ad aggiornarci a vicenda sulle nostre vite.

Poi io un giorno ero a Malta. Adoro Malta, ma ogni volta che penso al suo mare, al traghetto che collega Sliema a La Valletta, mi viene in mente lui. E il messaggio che mi è arrivato. Non da lui, da quella famosa amica in comune. Se non ci fosse stata lei, io ad oggi non saprei nulla, penserei che R. semplicemente abbia smesso di contattarmi perché si è stufato di parlare con una persona noiosa come me. E io stesso non avrei saputo come altro raggiungerlo, se non via telefono, email o chat.

Ma la nostra comune amica esisteva e mentre sono sul traghetto mi scrive. Me lo comunica in un cinese anche difficile, che faccio fatica a decodificare. Leggo. Due, tre volte e penso di aver capito male. Poi mi arrendo e chiedo conferma a mia moglie, sperando che mi dica: “Il tuo cinese fa ancora schifo, non hai capito nulla.” E invece avevo capito, purtroppo. Io sul traghetto, R. è morto due giorni fa, non importa specificare come. R. è morto il giorno del mio compleanno. Non credo lo sapesse, ma in quel modo ho avuto conferma che non si era certo scordato di farmi gli auguri. R., Malta e compleanno: questi tre elementi sono ormai per me indissolubili.

Traghetto a Malta

A Malta pioviggina, non me lo sto immaginando. Ma dentro di me è un diluvio. Il traghetto attracca. In qualche modo mi riprendo e inizio a visitare la città. Il pensiero, però, prende tutt'altra direzione e tenta il rifugio nell'egoismo. Lo trova. Prendo il mio smartphone e controllo la cronologia della chat. Già so cosa leggerò, ma lo faccio compulsivamente per esserne ancora più sicuro. Ci avevo parlato l'ultima volta forse una settimana, dieci giorni prima. R. era contentissimo, perché era soddisfatto del risultato di un'elezione a cui lui teneva tantissimo. “Vado a festeggiare con gli amici.” mi aveva detto.

E non avrei potuto desiderare di meglio. L'ultima frase, l'ultimo messaggio di una persona felice, che ti saluta, sicuro che lo avrebbe potuto fare di nuovo in futuro. Non saprò mai se abbia festeggiato veramente quella sera, ma voglio credere che lo abbia fatto, che si sia prefigurato un grandissimo futuro per sé, per chi gli era intorno, magari come italiano acquisito. Che nella sua mente si sia immaginato mille volte la mangiata che ci eravamo ripromessi a Taipei. Questo me lo comanda il mio egoismo, questo è come una perdita dovrebbe essere: improvvisa, immacolata, senza nulla in sospeso, se non l'aspettativa di bei momenti futuri.

Alzo la testa, la meravigliosa Malta mi aspetta. Ha persino smesso di piovere, adesso. E la montagna a nord di Taiwan, tutta inumidita e accarezzata dal vento primaverile, è più verde che mai.

Ruscello di montagna a Taiwan



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